Vi sono notizie le
quali hanno la caratteristica
di passare
inosservate in quanto
nessuno dei protagonisti, in
realtà, vuole che delle stesse
si abbia conoscenza.
Vi sono notizie le
quali hanno la caratteristica
di passare
inosservate in quanto
nessuno dei protagonisti, in
realtà, vuole che delle stesse
si abbia conoscenza.
Si tratta, per lo più, di
eventi apparentemente di
scarso rilievo i quali, ad
una lettura sommaria, appaiono
come di ordinaria
amministrazione o di organizzazione
interna: a volte
dietro di essi vi può essere
la volontà di ottenere un risultato
diverso da quello
pubblicamente dichiarato o
di preparare quella che
scacchisticamente può essere
definita la «prossima
mossa».
Se, quindi, comprensibile è
il riservo del «manovratore» (o presunto tale), meno
lineare è il comportamento
del destinatario passivo
dell’iniziativa, il quale
avrebbe tutto l’interesse a
dare alla stessa quella pubblicità
che gli consentirebbe
di sventare l’attacco.
Quando anch’egli pubblicamente
tace, ciò può essere
per vari motivi.
Il primo, più semplice e più
banale, è che anche in autorevoli
consessi vi sono
menti più capaci di altre in
determinati giochi di potere
e, quindi, il destinatario
passivo si rende conto di ciò
che sta succedendo e, soprattutto,
di come potrebbe reagire
solo allorché tutto si è
già concluso.
Vi è poi il fatto che il cosiddetto
«manovratore» è quasi
sempre un alleato, membro
autorevole dello stesso consesso
o associazione, con il
quale potrebbe essere pericoloso
aprire un contenzioso
ufficiale che potrebbe far
saltare l’alleanza, con rischi
sicuramente maggiori per il
destinatario passivo.
Vi è infine l’umana passione
per gli scacchi, che porta ad
accettare le sfide, con la speranza
o l’illusione di essere
capaci di preparare contromosse
e di riuscire a battersi
in maniera paritaria.
Sono partite che logorano,
specie chi ha accettato di vedersi
ridotto il proprio spazio
di potere e non ha il coraggio
di ribellarsi ufficialmente,
temendo di perdere
di più e di ritrovarsi isolato.
Incominciano così i mugugni,
le voci di corridoio, la
calma apparente che precede
la tempesta. Nel silenzio si
ode il rumore delle armi che
vengono preparate e si scorge
il via vai degli ambasciatori
che si destreggiano nel
tentativo di gettare le basi
per nuove alleanze o per riscrivere
i trattati delle vecchie.
Passata l’ubriacatura dei telefax
estivi e delle mega parcelle
sportive che aveva portato
l’avvocatura romana al
commissariamento ed al rinnovamento
di quasi tutti i
volti all’interno del Consiglio
dell’Ordine, cui erano
seguiti il taglio dei fondi a
strutture portatrici di voti forensi
nelle quali il rinnovamento
dei volti sarebbe stato
impossibile o troppo dispendioso,
gli avvocati romani
hanno sostanzialmente cessato
di polemizzare tra di loro.
Armi gettate di fronte ad un
avversario con troppo consenso
o unanimismo di convenienza?
Sicuramente è difficile combattere
un avversario pieno
di iniziative che incontrano il
favore degli iscritti e contro
il quale non possono essere
lanciate accuse più o meno
velate di disonestà. E ciò
tanto più allorché ci si trova
di fronte ad uno studioso di
strategie elettorali con alle
spalle una famiglia sana che
non solo gli lascia il tempo
di dedicarsi alla cura delle
public relations, ma coadiuva
attivamente con lui.
Uomini di questo genere
vengono quindi accusati, a
torto o a ragione, di prevaricare
gli altri nella gestione
del potere. Accuse che trovano
origine (o risposta) in altre,
di cui alcune più o meno
ufficiali, quali l’insufficiente
impegno di fronte alle necessità
dell’istituzione o dell’associazione,
ed altre bisbigliate,
quali potrebbe essere l’incapacità
di assolvere determinati
incarichi.
Gli impegni elettorali dividono
o rinsaldano le alleanze, a
seconda dei rischi che alcuni
abbiano a «correre da soli» e
della necessità di fare «fronte
comune» rispetto ad avversari
appartenenti ad un
entourage diverso da quello
degli alleati contendenti.
Le elezioni di primo grado
per la Cassa Forense e quelle
di secondo grado per il Consiglio
Nazionale Forense costituiscono
da sempre una
stanza di compensazione per
le ambizioni di avvocati autorevoli,
i quali non hanno il
tempo di ricercare o la capacità
di ottenere il numero dei
voti necessari per essere
eletti consiglieri dell’Ordine
romano.
Tuttavia l’impegno elettorale
per la Cassa Forense è stato
congelato in dipendenza della
proroga ministeriale alla
attuale dirigenza, derivata
dalla approvazione del nuovo
statuto che, riducendo
giustamente il numero dei
delegati, ha creato i presupposti
per una prorogatio ex
lege della attuale dirigenza
dell’ente previdenziale.
Un’altra di quelle notizie alle
quali non si è dato rilievo,
malgrado il lodevole dinamismo
dell’attuale Presidente,
avv. Maurizio de Tilla, che
ha portato la Cassa ad essere
un ente, oltre che previdenziale,
di servizi per l’intera
categoria professionale.
Considerato che le elezioni
del componente romano del
C.N.F. si terranno prima di
quelle per il Consiglio dell’Ordine
(salvo approvazione
della nuova legge professionale
e conseguente proroga
di un anno di tutti i consigli
forensi) e che i «papabili
» sono almeno cinque, di
cui alcuni eletti in liste diverse
da quella capitanata
dall’attuale presidente, avv.
Federico Bucci, è facile
comprendere come la buona
gestione e l’assenza di eventi
per i quali sia indispensabile
costituire liste contrapposte
abbiano rafforzato la
figura del Presidente all’interno
del Consiglio dell’Ordine
romano.
Con una maggioranza impensabile
due anni or sono,
il 19 Dicembre 2002, il
Consiglio ha riorganizzato
sia l’attività dei procedimenti
disciplinari che di alcune
competenze riferibili
alla propria segreteria,
rafforzando di fatto il controllo
e la figura del presidente
ed eliminando, di fatto,
quella sorta di dualismo
istituzionale con il Consigliere
Segretario, avv. Domenico
Condello.
Un tentativo di revisione
della decisione ha trovato
il consenso del solo Consigliere
Tesoriere, avv. Carlo
Testa.
Alcuni recenti articoli apparsi
sul sito internet Foro Europeo,
diretto dall’avv. Condello,
quali «La calunnia è
un venticello ...» o «Caccola,
Caccolone. Le possibili
definizioni» ricordano tanto
la pantomima degli scherzi e
degli equivoci tra il Presidente
della A.S. Roma, Franco
Sensi, ed il suo allenatore,
Fabio Capello.
Tutto lascia quindi pensare
che le prossime elezioni del
Consiglio dell’Ordine riserveranno
qualche sorpresa
nelle liste, ma le smentite, in
queste partite a scacchi, sono
sempre possibili.
di Romolo Reboa
Avvocato del Foro di Roma