Libertà di espressione negli uffici giudiziari romani: Scotti favorisce l’Associazione Nazionale Magistrati? Battibecco tra i penalisti e il Presidente del Tribunale di Roma Scotti

Così la Camera Penale di Roma ha intitolato un manifesto affisso negli Uffici Giudiziari di Piazzale Clodio, richiamando l’attenzione sull’ennesima polemica che vede coinvolto il Presidente del Tribunale Scotti. All’origine del disappunto c’è un primo manifesto che la CPR aveva tentato di esporre in bacheca. Il foglio trattava con ironia questioni di politica giudiziaria accanto al funzionamento degli uffici del Tribunale. Scotti ha, però, richiamato i penalisti “all’ordine” citando un “Regolamento Ministeriale” di cui la CPR non aveva alcuna memoria. Sono state pertanto richieste ulteriori informazioni al Presidente che ha inoltrato non il testo di un “Regolamento Ministeriale” bensì della Presidenza del Tribunale. Questo regolamento prescriveva che, gli unici manifesti dei quali, previa autorizzazione della Presidenza stessa, era consentita l’affissione, erano quelli di contenuto sindacale, riguardanti per lo più convegni o congressi in materia giuridica (del tutto banditi erano dunque da considerarsi manifesti di “politica giudiziaria”) e che non superassero le dimensioni di 50x70 cm.
Da tali zelanti prescrizioni la CPR aveva evinto l’impossibilità di affiggere manifesti di politica giudiziaria e accettato quindi il “giusto rimbrotto”.
Ad esacerbare gli animi dei penalisti di Roma è stata però l’apparizione di vistosi manifesti di satira politica dell’Associazione Nazionale Magistrati, ben più grandi di 50x70 cm, autorizzati dalla Presidenza.
Donde, ogni regolamento ha le sue eccezioni… L’avvocato Renato Borzone, Presidente della Camera Penale di Roma, legge nella vicenda la manifestazione di un atteggiamento culturale deleterio.
D) In merito alla questione delle “eccezioni” sulle affissioni nel Tribunale di Roma, ritiene che il presidente Scotti tenda a sfavorire le attività della CPR o comunque dell’avvocatura?
R) La domanda andrebbe rivolta anzitutto al Presidente Scotti.
Personalmente, non voglio credere che vi sia una volontà di sfavorire.
Non posso perciò fondarmi su dati soggettivi ma solo rilevare quelli oggettivi: il Presidente del Tribunale ci ha più volte detto (e anche scritto) di non apprezzare la battaglia dei penalisti sulla separazione delle carriere e, nel luglio scorso, ci ha chiesto (ottenendo un deciso diniego) di rimuovere manifesti che sollevavano alcune critiche all’organizzazione del Tribunale. Successivamente, per la prima volta in molti anni, ci sono state negate le aule per i nostri seminari (cui peraltro invitiamo quasi sempre anche i magistrati, per confrontare le reciproche posizioni). Posso solo sperare che i motivi addotti (ordine pubblico et similia) abbiano un fondamento. Sta di fatto che negli scorsi anni questi motivi non furono ostativi alla tenuta dei seminari.
D) Secondo lei, all’interno degli uffici giudiziari italiani, l’ANM gode di un “occhio di riguardo” rispetto alle altre categorie?
R) Il problema non è tanto questo, e sarebbe limitativo parlare dell’episodio dei manifesti, da noi affrontato ironicamente, che è solo la spia di un atteggiamento culturale. Il problema è che non si vuole accettare che l’avvocatura abbia un ruolo ed una dignità pari a quella della magistratura. Si continua a pensare agli avvocati come questuanti con dei complessi d’inferiorità verso la magistratura. Credo che le Camere Penali, e non solo, negli ultimi anni, abbiano politicamente dimostrato che non è così, e che non sono disposte ad accettare questo stato di cose. Ma certo che finché la magistratura associata non comprenderà che difesa e accusa devono rivestire pari dignità (e, dunque, che i pubblici ministeri non possono avere la stessa “maglietta” dell’arbitro) il clima culturale non sarà inevitabilmente dei migliori.
D) Al di là della natura del regolamento, cosa ne pensa del fatto che agli operatori del diritto non sarebbe consentito esprimersi liberamente su temi di politica giudiziaria?
R) Penso ciò che chiunque potrebbe pensare: che si tratta di un atteggiamento intollerabile ed anche piuttosto sterile. Non è con i modi del preside con gli scolaretti indisciplinati che si conferisce dignità alle Istituzioni. Il confronto, la polemica anche ironica, la dialettica sono il sale della democrazia anche all’interno di un Tribunale. Non a caso la Camera Penale romana ha sempre tenuto vivo il dialogo con la magistratura, anche nei convegni e negli incontri di studio. E saremmo pronti a riprendere il confronto con il Presidente Scotti sulle reciproche posizioni.
Il problema è soltanto comprendere se si vuole un dialogo o un monologo…