Cicerone e mass media
Date: Wednesday, March 30 @ 16:29:15 CEST
Topic: 2003


Il valore dell'Organismo Unitario dell'Avvocatura



L’assemblea per l’approvazione del bilancio dell’Ordine degli Avvocati di Roma è ormai da alcuni anni il momento di scontro tra le correnti dell’avvocatura su una questione apparentemente contabile, ma in realtà di grande rilievo politico.
Il fatto <> sul quale si discute è quello del contributo all’O.U.A. (Organismo Unitario dell’Avvocatura) che l’Ordine Romano ha da tempo eliminato dal bilancio, seguendo le indicazioni della maggioranza dell’attuale Consiglio presieduto dall’avv. Federico Bucci.
Invero la motivazione da sempre data a tale decisione sia dal tesoriere, avv. Carlo Testa, che dall’intero Consiglio è stata prettamente contabile / amministrativa (si tratterebbe di una contribuzione non consentita dalla legislazione in materia, atteso che l’Ordine è un ente pubblico): tuttavia è evidente come il problema giuridico (che pur esiste) sia divenuto insormontabile in dipendenza di una volontà politica che va in senso inverso alla concessione del contributo.
E che si tratti di un fatto principalmente politico è dimostrato dagli interventi alle varie assemblee dei fautori di tale contributo, i quali si soffermano spesso sull’importanza dell’O.U.A., dimenticandosi ingenuamente di risolvere preliminarmente la questione in punto di diritto.
D’altro canto la e-mail che la Camera Penale di Roma ha inviato a tutti gli iscritti, mobilitandoli anche quest’anno per partecipare all’assemblea dell’Ordine Romano al fine di bloccare possibili emendamenti in favore del ripristino di tale contributo, dimostra come non si tratti di una questione meramente economica.
L’O.U.A. era nato per fa sì che, di fronte al Governo ed alle questioni che investono la giustizia in Italia, vi fosse un unico interlocutore in rappresentanza di una categoria di professionisti con oltre 70.000 iscritti.
E’ noto che il potere politico degli altri operatori del diritto, cioè i Magistrati, sia enormemente superiore, malgrado il minor numero degli iscritti. Essi, però, parlano con una sola bocca, quella dell’A.N.M., all’interno della quale dibattono le varie correnti anche ideologicamente impegnate.
Quindi l’idea di un’Organismo Unitario dell’Avvocatura aveva una sua logica, tanto che al congresso di Maratea chi scrive ne fu un convinto sostenitore.
Il fatto è che le successive soluzioni adottate e scelte operate non sono state tali da consentire all’O.U.A. di decollare nel senso auspicato da tutti colore avevano sostenuto l’utilità della sua nascita.
In primo luogo si è fatto finta di dimenticare che una categoria di 70.000 uomini liberi ed economicamente autosufficienti, per parlare ad una sola voce, deve scegliersi una bocca alla quale tutti riconoscano il diritto di parlare in proprio nome. In sintesi, per parlare a nome dell’intera avvocatura, differentemente da ciò che avviene per la Magistratura, non è sufficiente essere un buon (o un ottimo) avvocato, ma è necessario godere di un prestigio professionale e mediatico enormemente superiore. Avvocati aventi simili caratteristiche non superano per numero, in Italia, le dita di una mano. Essi o non hanno accettato il ruolo di guida dei colleghi o non sono stati contattati o non hanno ricevuto le garanzie di poter portare a buon fine l’eventuale incarico: era quindi inevitabile che, dopo un primo momento di attesa, coloro che avevano accettato non convinti il nuovo Organismo si riprendessro il proprio spazio politico, facilitati in ciò da un consolidato rapporto con la stampa.
Ove poi si consideri che è indubbio che, indipendentemente dalla dibattuta questione se il potere di rappresentanza <> degli iscritti rientri o meno tra i compiti istituzionali, le parole dei presidenti degli ordini forensi sono riportate dalla stampa ed ascoltate dalle autorità, ci si renderà conto come la questione non possa essere risolta attraverso più o meno oscure manovre sul bilancio dell’Ordine degli Avvocati di Roma il quale, per il suo prestigio ed il numero degli iscritti, è sicuramente da considerare l’azionista di maggioranza dell’avvocatura.
La scelta di un termine tanto utilizzato dall’on. Massimo D’Alema nel dibattito interno all’Ulivo non è casuale: infatti, in politica, il ruolo dell’azionista di maggioranza è molto più scomodo che in una società per azioni.
E ciò tanto più ove i talk show abbiano l’abitudine di ospitare avvocati di indubbia capacità, ma totalmente privi di qualsiasi potere di rappresentanza professionale.
Le Camere Penali hanno potere mediatico perché i loro iscritti sono relativamente pochi rispetto al numero degli avvocati, sono in prima linea sul fronte delle libertà e, quindi, dei diritti civili.
L’esempio delle Camere Penali non è stato ripreso dall’avvocatura nella sua interezza, dato che solo occasionalmente le sue organizzazioni si confrontano politicamente con i molteplici problemi sociali per i quali, poi, i singoli professionisti dibattono nelle aule di giustizia.
Questa testata sta cercando di dimostrare che il confronto tra il giusto e l’ingiusto non può essere limitato né all’etica religiosa né allo scontro tra i partiti politici, ma coinvolge aule di giustizia, cittadini, istituzioni nazionali ed internazionali.
Le guerre per il potere politico e per la conquista dei mercati o delle vie di comunicazione o delle risorse naturali sono nei secoli state mascherate da motivi religiosi: quante guerre sante, quanti morti in nome della giustizia… Lo stesso ONU, allorché ha tentato di imporre il proprio innegabile prestigio, ha fallito: è inutile approvare risoluzioni se, poi, non si ha il potere di farle applicare.
E’ inutile finanziare un Organismo politico, se lo stesso si limita a divenire l’ennesima struttura stabile, magari prestigiosa, ma estranea alle coscienze e priva del potere di mobilitare una categoria: ma può essere analogamente inutile essere azionisti di maggioranza in una struttura non contano le maggioranze, ma solo il rilievo che la stampa da a certe opinioni.
Spesso il processo mediatico condanna e quello nelle aule di giustizia, dopo molti anni, assolve. Sintanto che, a Giurisprudenza, non si insegnerà come materia fondamentale la scienza delle comunicazioni l’avvocatura avrà pochi novelli Cicerone.

Di Romolo Reboa
Avvocato del Foro di Roma







This article comes from


The URL for this story is:
/modules.php?name=News&file=article&sid=337
- Access Denied

Benvenuti in

Menù
· All Categories
· Ambiente
· Amministrazione
· Arte
· Assicurazioni
· Attualità
· Avvocatura
· Banche
· Carceri
· Certificazioni
· Consumatori
· Corruzione
· Costume
· Criminalità
· Cultura
· Dati personali
· Diritti
· Diritti d'autore
· Diritto
· Editoriali
· Etica
· Fallimenti
· Famiglia
· Formazione
· Giurisprudenza
· Giustizia
· Internazionale
· Internet
· Interviste
· Investigazioni
· Lavoro
· Lazio
· Locazioni
· Magistratura
· Medicina legale
· nulla
· Previdenza
· Psicologia
· Riforme
· Roma
· Sanità
· Società
· Teatro
· Tecnologia
· Trasparenza
· Uffici giudiziari
· Unione Europea
· Università


Languages
Select Interface Language:



Modules
· Home
· Archivio Articoli
· Argomenti
· AvantGo
· Collegamenti
· Contatti
· Content
· Downloads
· Invia notizie
· Pagina
· Primi 10
· Sezioni
· Trenitalia


Chi è in linea
There are currently, 30 guest(s) and 0 member(s) that are online.

You are Anonymous user. You can register for free by clicking here


  
: Access Denied

You are trying to access a restricted area.

We are Sorry but this section of our site is for Subscribed Users Only.

[ Go Back ]
Web site engine's code is Copyright © 2002 by PHP-Nuke. All Rights Reserved. PHP-Nuke is Free Software released under the GNU/GPL license.
Page Generation: 0.118 Seconds