Gattopardo forense
Date: Monday, December 27 @ 15:37:50 CET
Topic: Editoriali


Apparentemente cambia tutto, ma in realtà, passata la bufera, tutto rimane eguale. Tommasi di Lampedusa ha scritto un solo libro di rilievo, ma con questo è entrato nella letteratura italiana.



Apparentemente cambia tutto, ma in realtà, passata la bufera, tutto rimane eguale. Tommasi di Lampedusa ha scritto un solo libro di rilievo, ma con questo è entrato nella letteratura italiana.
Il Gattopardo non è solo la storia della Sicilia che vede passare i Garibaldini ed i Savoia, ma quella di un’Italia che ha inneggiato le truppe americane allorché invadevano il Paese, sostituendosi all’invasore tedesco e, poi, ha continuato a fondare la propria struttura giuridica sulla legislazione fascista, molta della quale approvata nel periodo bellico.
Un’Italia nella quale sono andati al governo D’Alema e Berlusconi con programmi diversi e contrapposti, senza poi attuare alcun reale cambiamento palpabile, annacquando ogni decisione al fine di ammortizzarla socialmente.
Un’Italia ove il Fascismo governava con il consenso di quelle stesse masse popolari che hanno dato il loro consenso all’Antifascismo, tanto da lasciar ironicamente concludere che l’unico vero rivoluzionario sia stato il Re Vittorio Emanuele che, con le sue decisioni di arrestare Mussolini, prima, e di fuggire al Sud, poi, è riuscito a provocare in Italia una sanguinosa guerra civile inimmaginabile nemmeno il 25 Luglio 1943.
L’era Bucci al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma doveva segnare una svolta, un sussulto di dignità da parte di una categoria che, ormai inflazionata da un accesso indiscriminato e numericamente incontrollabile, cercava di riprendersi il suo ruolo.
E’ finita come tutti sanno e gli avvocati, con la loro affluenza alle urne nelle ultime elezioni suppletive, hanno ancora una volta dimostrato di non accettare né commissariamenti né la logica delle dimissioni finalizzate a tentare di correggere un errore che sicuramente Federico Bucci aveva fatto allorché ha ricevuto il rinnovo della fiducia, quello della scelta dei propri compagni di cordata.
Ancora una volta è stato scelto il ritorno alla normalità, ad un Ordine professionale che gestisce gli albi, fa incontri istituzionali, organizza convegni di studio sulle riforme del diritto e sui problemi dell’avvocatura.
Un Ordine che potrà tornare a svolgere il proprio ruolo istituzionale nella pienezza dei propri componenti, assicurando così una funzionalità migliore. Un lodevole risultato, trattandosi di un ente pubblico, che lascia però una sensazione di vuoto a chi sperava (o, forse, sognava) un qualcosa di diverso.
Il grido d’allarme è stato lanciato dall’unica associa zione forense capitolina veramente viva ed attenta a problemi sia contingenti che di carattere generale, la Camera Penale di Roma, in un comunicato diffuso in occasione del ballottaggio delle elezioni suppletive dell’Ordine Forense romano.
Il titolo è volutamente a doppio senso, Richiamo all’Ordine.
Gli avvocati penalisti assumono posizioni del tutto simili a quelle di questa testata giornalistica, deplorando il fatto che ormai da anni la vita dell’Avvocatura Romana sia caratterizzata da una campagna elettorale senza soluzione di continuità, che «puntualmente culmina nell’avvilente spettacolo offerto dai candidati i quali, nei giorni del voto, presidiano, insieme ad una folla di non ben identificabili “supporters”, i corridoi antistanti il seggio, dispensando calorosi abbracci ed ammiccanti strette di mano a sconosciuti colleghi attoniti per l’inusuale accoglienza».
Dietro questa campagna elettorale continua non vi sono però «contenuti, proposte o differenti elaborazioni politiche e programmatiche », ma solo slogan pubblicitari, che chi scrive ritiene sarebbero ben più consoni all’induzione all’acquisto di detersivi o di profilattici piuttosto che a stimolare il voto per un professionista candidato al consiglio di un ente pubblico che, a suo tempo, intendeva censurare un noto collega che aveva prestato il proprio volto per una campagna in favore di un pastificio.
D’altro canto quell’illustre collega, tempo dopo, divenne presidente dell’Ordine, a dimostrazione dell’importanza della pubblicità anche in seno all’avvocatura...
L’attacco della Camera Penale è duro, ma lucido. Si censura «l’assoluto silenzio tenuto dal Consiglio dell’Ordine sui temi centrali della politica giudiziaria e su quelli, ormai non più rinviabili, della dignità della funzione dell’avvocato e della qualificazione e selezione professionale» nonché il silenzio dallo stesso tenuto con riferimento al tema della riforma professionale che prevedeva dei limiti alla rieleggibilità dei consiglieri.
Consiglieri che gli avvocati penalisti non esitano a definire come dei «“professionisti del Consiglio” che della loro rielezione per lustri e decenni hanno fatto la principale attività se non la loro ragione di vita».
E, ancora, si ricorda che, in luogo di affrontare quelle doverose battaglie in difesa delle garanzie di libertà dei cittadini e della salvaguardia dei loro diritti processuali, gli eletti preferiscono spesso cimentarsi in manifestazioni sportive o conviviali.
In tale situazione la Camera Penale osserva di aver assunto l’iniziativa di operare per limitare l’accesso alla professione onde evitare il progressivo deterioramentoqualitativo di una avvocatura visibile tutte le mattine nelle aule di giustizia.
Concludono i penalisti, affermando che è il momento di assumere posizioni non più rinviabili ancorché scomode perché in contrasto con quelle di molte forze politiche e degli organismi di rappresentanza dei magistrati in tema di giustizia.
Un comunicato così forte da parte di una associazione tanto prestigiosa e qualificata avrebbe dovuto infuocare la campagna elettorale per le suppletive: invece è passato sotto silenzio, come se la cosa più importante fosse far tornare ogni cosa alla normalità.
Il Gattopardo forense ha vinto o, almeno, vorrebbe vincere a tutti i costi. Vi è, però, chi non lo accetta, come questa testata, che non a caso ha trascritto integralmente le parti maggiormente polemiche del comunicato della Camera Penale.
Il silenzio è la normalità, è il silenzio della rassegnazione, come scrissi in un precedente articolo su queste pagine.
La discussione su grandi temi sociogiuridici e la polemica costruttiva sono, viceversa, il fuoco che alimenta la ricerca della giustizia.
Questa testata lo alimenta e continuerà ad alimentarlo.

Di Romolo Reboa
Avvocato del Foro di Roma







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