Quando il ‘Grillo’ fa i fatti e i ‘Parlanti’ sono i politici.
“Lo Stato siamo
noi”, “Il Popolo
è Sovrano”.
Questi, in sintesi, sono i
concetti che mi sono stati
insegnati durante il mio
periodo di formazione
scolastica. Successivamente,
con lo studio del
diritto Costituzionale e
del diritto Pubblico ho
capito come sia importante
e fondamentale, in
uno stato democratico,
che il Popolo sovrano
possa, utilizzando gli
strumenti di democrazia
diretta quali il referendum
e le leggi di iniziativa
popolare, contribuire
all’attività legislativa che
la Costituzione delega al
Parlamento.
L’8 settembre il V-Day,
manifestazione organizzata
da Grillo per la raccolta
delle firme a sostegno
della proposta di
legge da lui depositata in
Cassazione, è stato un
duro colpo per tutta la
classe politica.
No ai parlamentari condannati;
No ai parlamentari
di professione; Elezione
diretta dei candidati;
questo, in sintesi, il
contenuto della proposta
di Grillo. Il V-Day non è
stato altro che un momento
di partecipazione
diretta alla vita politica
del Paese. I cittadini, per
un giorno, si sono riappropriati
del potere legislativo
che gli appartiene.
Si sono raccolte 300.000
firme, si sono viste file
di cittadini ai banchetti
per la raccolta delle stesse,
si è visto un popolo
pacifico, senza bandiere,
che scende in piazza.
La reazione all’evento da
parte della classe politica
è stata quella di una Casta
che viene attaccata e
che è costretta a difendersi.
Uno dei primi
commenti, riportato dalle
tv, è stato quello di Casini
che ha bollato il VDay
come vergognoso
per l’attacco a Marco
Biagi. Chi segue il blog
di Grillo sa che le critiche
sono rivolte alla
Legge 30 che porta il suo
nome e non alla persona.
In piazza c’erano 50.000
persone che possono
smentirlo. La Bindi, in
vista delle primarie del
PD, cerca di cavalcare
l’ondata popolare per aumentare
il consenso tra il
popolo della sinistra.
Nell’intervista rilasciata
a Repubblica dice che
occorre riflettere e che
condivide i tre punti della
proposta di legge. Ma
quando il giornalista le
chiede se anche Visco
debba lasciare il Parlamento,
la Bindi risponde:
“No, io mi riferisco a
reati più gravi come la
corruzione e la concussione”.
Questa frase riassume la
realtà politica italiana,
una politica fatta di compromessi
per la conservazione
di uno status quo, e
non una politica fatta all’insegna
della legalità e
di valori costituzionali.
Visco è stato condannato
in via definitiva per abusivismo
edilizio: come
può un Governo essere
credibile e fare la lotta
all’abusivismo edilizio se
tra i suoi membri vi è un
pregiudicato con tali precedenti?
Addirittura ci sono editorialisti
schierati, come
Scalfari, che ravvisano
nel V-Day un pericolo
per la democrazia, perché
i “movimenti populisti”,
nel passato sono stati
l’anticamera della dittatura.
E per sostenere la
sua tesi scomoda addirittura
Grossman.
E’ evidente che egli ha
frainteso il significato
delle parole di Grossman
che vengono riportate nel
suo stesso articolo. Questi
si riferisce al potere
dei “mass-media” sulla
massa, che viene estrinsecato
“utilizzando un
linguaggio povero e volgare,
trasformando problemi
politici e morali
complessi con semplicismo
e falsa virtù, creando
intorno a noi un’atmosfera
di prostituzione
spirituale ed emotiva che
ci irretisce rendendo
“kitsch” tutto ciò che
tocchiamo: le guerre, la
morte, l’amore, l’intimità”.
Ma il V-Day è stato
caratterizzato dall’assenza
dei “mass-media”.
Abbiamo assistito ad
un’autocensura da parte
di chi aveva il dovere di
informare.
Tutto è partito dal blog:
Internet, questa “cosa”
sconosciuta ai nostri politici,
è una rivoluzione
non solo a livello tecnologico,
ma è destinata a
cambiare la nostra società,
il nostro modo di
interagire con la realtà e
i problemi di tutti i giorni.
Le persone che ogni
giorno accedono al blog,
(si parla, dopo il V-Day,
di milioni di accessi al
sito) non sono soggetti
passivi ai quali vengono
inculcati determinati argomenti
proposti da Grillo,
ma persone che interagiscono
tra di loro, che
si confrontano, che criticano.
La massa non è più
costituita da pecore che
seguono il leader sulla
base di slogan populisti,
ma da persone con un
cervello e che hanno idee
proprie.
Altra critica mossa a
Grillo è quella di essere
un populista. Eppure
quando il 21% dei parlamentari
ha risposto alla
sua mail sui tre punti
della legge di iniziativa
popolare, non è stato etichettato
come populista,
anzi si sono detti d’accordo
(le risposte e le
percentuali sono state
pubblicate sul sito di
Beppe Grillo).
L’etichetta di populista
dovrebbe spettare anche
all’economista Mauro
Gallegati, all’architetto
Majowiechi ed Alessandro
Bergonzoni, che hanno
partecipato a Bologna
al V-Day; al Times che
nel 2005 lo ha nominato
eroe dell’anno, affermando
che: “gli "eroi" presi
in considerazione sono
rappresentati da quelle
persone che hanno fatto
qualcosa per migliorare
il mondo”; o a Muhammad
Yunus, premio Nobel
per la Pace per il
2006. Bellissimo l’incontro
di questi con Grillo,
all’Università di Bologna,
alla presenza dei
banchieri italiani, dove lo
stesso Yunus, dopo il discorso
del nostro, lo abbraccia
e ribadisce: “Io
sono pienamente d’accordo
con tutto quello
che dice Beppe”.
Quale politico italiano
può vantare un simile riconoscimento?.
Sempre Scalfari, non
contento di aver citato
Grossman ed aver dato
sfoggio della sua cultura,
prosegue il suo excursus
passando ad esaminare i
tre quesiti proposti.
Relativamente alla scelta
diretta dei candidati si
dice d’accordo, anche
perché spiega, è conforme
alle direttive del nuovo
PD, quindi nulla questio.
Mentre per il limite
di due legislature non
conviene e si chiede cosa
sarebbe successo se nei
primi anni cinquanta fosse
stato impedito a De
Gasperi, Togliatti, Nenni,
Pacciardi o La Malfa di
candidarsi per la terza
volta. È da chiedersi se
nel presente vi siano dei
politici della stessa tempra
e valore di quelli
menzionati.
Da notare che quest’ultima
motivazione viene
avvallata anche da Fini e
Bertinotti, un tempo agli
antipodi, oggi più vicini
che mai (la paura di perdere
la poltrona fa dei
brutti scherzi).
Poi il veterano direttore
di Repubblica veste i
panni del costituzionalista,
ravvisando l’incostituzionalità
della norma
perché priverebbe l’elettore
di poter votare chi
gli pare. Dimenticando
che una tale norma, relativamente
alla eleggibilità
dei sindaci, è già presente
nel nostro ordinamento.
E veniamo all’ultimo
punto: i parlamentari
condannati.
Anche qui egli esprime il
suo dissenso e lo fa ricordando
che anche
Gramsci, Paletta, Saragat,
Pertini sono stati
condannati; certo ma a
quei tempi vigeva la dittatura!
Oggi, per nostra
fortuna, non è più così:
siamo in democrazia e le
idee politiche possono
essere portate avanti alla
luce del sole, senza darsi
alla clandestinità.
Ma questo problema oggi
sussiste realmente? Quali
sono i reati commessi dai
nostri parlamentari?. Si
va dal reato di banda armata
a quello di lesioni;
dalla corruzione alla concussione,
emissioni di
fatture false, false dichiarazioni
al PM, finanziamento
illecito ai partiti,
ecc.. Non vi è alcun dubbio
che i reati commessi
non hanno alcun nesso
con la politica. Tutto
questo offende il cittadino
e fa venire meno la fiducia
nelle Istituzioni e
nella politica in generale.
Il cittadino, quando partecipa
a un pubblico concorso
deve dichiarare se
ha carichi pendenti o se
ha avuto condanne penali.
Tutto questo come si
concilia con i Parlamentari
condannati che continuano
a percepire stipendi
sproporzionati e a godere
di opportunità e privilegi
di Casta?
E’ arrivato il momento
che la classe politica,
quella sana, quella che fa
politica per passione, che
vuole rendere un servizio
al proprio Paese si faccia
avanti, facendo una politica
basata esclusivamente
sul principio di legalità
e sulla Costituzione.
E’ questo quello che
chiede il Popolo Sovrano.
Di Paolo Franzi