Le liste di ieri e di domani a confronto.
Al Palazzo di Giustizia
è di nuovo
bufera. Il biennio
del Consiglio dell’Ordine
degli Avvocati di Roma,
presieduto dall’avvocato
Alessandro Cassiani si è
concluso e gli iscritti sono
chiamati alle urne il
26-27-28 e 29 gennaio
per eleggere i nuovi consiglieri.
Riaffiorano vecchie polemiche
che partono da
quattro anni fa, cioè dalla
prima nomina di Alessandro
Cassiani a presidente
e relative dimissioni
dell’ex presidente e
primo degli eletti, Federico
Bucci, con suo tentativo
di arrivare a rifare
le elezioni attraverso il
commissariamento dell’Ordine.
E gli schieramenti non
sono molto cambiati rispetto
a due anni fa: tutti
i consiglieri dimissionari,
fatta eccezione per Prosperetti
e Storace, si ripresentano
anche in questa
nuova tornata elettorale
nelle rispettive liste
di appartenenza. Unica
new entry, la lista ‘Area
Nuova’ che viene data
ufficiosamente vicina al
partito Alleanza Nazionale.
Sarà interessante vedere
fino a che punto
possa giovare il legame
tra avvocatura e politica.
Certo è che tradizionalmente
questa congiuntura
non rispecchia propriamente
l’atteggiamento
delle liste e del Consiglio
dell’Ordine, piuttosto
orientato semmai a mere
simpatie o preferenze,
comunque mai così nette.
I gruppi storici che semplifichiamo
con il riferimento
del candidato
‘promotore’ sono quattro:
la lista Conte, la lista
Cassiani, la lista Bucci e
la lista Condello. C’è poi
una outsider, Laura Vasselli,
già consigliera dell’ordine,
che ha preferito
correre da sola e con la quale, riconoscendole un
certo peso elettorale, sarà
interessante confrontarsi,
all’indomani del risultato.
Nei corridoi del Palazzaccio
si respira un’aria
tesa, combattiva, ma anche
equilibrata e corretta:
il gruppo coadiuvato da
Federico Bucci è ‘simbolicamente’
e nei fatti contro
tutti, presentandosi
con una lista forte di nove
avvocati molto conosciuti,
conta di avere la
meglio anche grazie al
frazionamento che si è
venuto a creare nei gruppi
avversari prima a lui
contrapposti. E’ infatti
evidente la frattura (almeno
dal punto di vista
elettorale) tra Alessandro
Cassiani e Antonio Conte,
rispettivamente presidente
e segretario del
Consiglio dell’Ordine
uscente. Entrambe le li-
ste mantengono un atteggiamento
sostanzialmente
corretto tra di loro, anche
se non hanno mancato
di far notare nelle loro
comunicazioni agli elettori
alcuni atteggiamenti
poco collaborativi da
parte di alcuni in questi
due anni di lavoro intenso
e resi ancor più difficili
da una situazione politico
istituzionale che ha
interessato molto l’avvocatura
e nel quale il Consiglio
dell’Ordine ha saputo
mettere in evidenza
le necessità per poter far
ripartire la professione.
Peraltro le polemiche potrebbero
essere anche rivolte
contro Bucci a causa
delle sue iniziative
giudiziarie risoltesi in
una archiviazione, ma
delle quali è rimasta in
molti avvocati l’amarezza
di aver chiesto alla
Procura della Repubblica
di mettere il naso nei fascicoli
disciplinari degli
avvocati.
Dal canto suo Bucci
sembra puntare molto
sulla battaglia relativa alla
formazione ed alle
scelte in tal senso sia del
CNF che della maggioranza
dei consiglieri
uscenti a lui contrapposti,
anche perché è innegabile
che egli fu il primo
a sollevare durante la
propria presidenza il problema
del conflitto tra
ordini forensi e CNF.
Difficili da valutare sono
viceversa le reali potenzialità
della lista Condello,
ove solo il capolista è
un consigliere uscente
con l’onere di risalire la
china dopo la bruciante
sconfitta delle sue iniziative
al congresso forense
di Milano: tuttavia l’ex
segretario è uomo pieno
di risorse e nel momento
di difficoltà potrebbe riuscire
a trainare con sé
qualche nuovo consigliere.
Infine vi sono avvocati
autorevoli ed associazioni
forensi, nonché i
dipartimenti giustizia di
vari partiti politici, i quali
ufficialmente non partecipano
alla competizione
elettorale e non si impegnano
nel primo turno.
Essi, tuttavia, nel ballottaggio
potrebbero spostare
quel numero di voti in
favore di questo o quel
candidato provocandone
la vittoria in silenzio,
cioè senza fare clamore o
affiggere manifesti, ma
solo con un giro di telefonate
o l’invio di
SMS.
Sono elezioni incerte e
su questo non vi è dubbio.
Su un totale di circa
ventimila iscritti, sono
cinquemila gli avvocati
che generalmente registrano
nell’urna la propria
preferenza. L’obbiettivo
più arduo sarebbe
quello di riuscire a far
crescere questa partecipazione
perché la rappresentatività
del parlamento
forense sia più sentita
da tutti, candidati consiglieri
compresi.
Di Maria Serra