La tassa per la corruzione
Date: Monday, July 21 @ 16:19:54 CEST
Topic: Editoriali


Il difficile rapporto tra Berlusconi e il mondo della Giustizia.
E' questo il principale problema dell'Italia?


Sicuramente può affermarsi che, per una testata che tratta principalmente problemi di giustizia, i governi Berlusconi (o le polemiche delle opposizioni nei loro confronti) costruiscono occasioni per riempire le pagine.
E’ da quando il leader forzista è "sceso in campo" nel 1994 che la Magistratura si occupa di lui: chi non ricorda l’avviso di garanzia tempestivamente recapitato nel vertice internazionale contro la criminalità a Napoli?
L’attuale Presidente del Consiglio è sicuramente il leader politico occidentale più processato al mondo: malgrado ciò ha vinto le elezioni per la terza volta dal 1994. In questi quattordici anni Berlusconi ha governato per circa sei, il tandem Prodi / D’Alema per circa sette e per un anno il Paese ha è stato retto da un "governo tecnico presieduto dal sen. Dini.
Dopo la caduta di Berlusconi nel 2006, il centro sinistra è intervenuto solo sull’ordinamento della Magistratura con il Ministro Mastella, poi finito sulla graticola per vicende giudiziarie familiari, fatto che lascia quantomeno sospettare che la sollecitudine dell’esponente politico campano fosse dettata più dalla speranza di una "captatio benevolentiae" dei giudici che dall’intima convinzione che le modifiche da lui fatte approvare ad una legge in procinto di entrare in vigore fossero effettivamente necessarie per il bene del Paese.
Peraltro la "controriforma mastelliana" dell’ordinamento giudiziario non è stata uno stravolgimento dell’operato del Ministro Castelli, ma una rettifica della strada intrapresa dal primo, con un conseguente implicito riconoscimento che la direzione era giusta, ma i tempi ancora non maturi.
L’altro intervento del Governo Prodi in tema di giustizia è stato l’approvazione dell’indulto, con la scusa della necessità di svuotare le carceri, fatto che, in assenza di un provvedimento di amnistia di analogo tenore, ha reso e rende penalisticamente del tutto inutile celebrare dei processi nei quali si sa che l’eventuale condannato mai finirà in carcere. Processi che, però, dovendosi per legge celebrare, pesano sul bilancio della Giustizia, impediscono di discutere cause con ben più serie aspettative e fanno guadagnare un mucchio di parcelle agli avvocati.
L’analisi storica che precede consente di affermare che l’attuale opposizione preferisce criticare le iniziative di Berlusconi in tema di giustizia e conflitto di interessi piuttosto che contrastarle effettivamente, in una sorta di giustizialismo di facciata finalizzato a tenere sulla graticola il proprio contraddittore.
In ciò Veltroni & c. hanno buon gioco, dato che le reazioni di chi sta sulla graticola, già necessariamente scomposte per la scomodità della situazione, vengono estremizzate dal fatto che Berlusconi presta il fianco a nuovi attacchi, muovendosi in maniera molto diversa, ad esempio, da Andreotti.
Quando gli Italiani hanno rieletto a stragrande maggioranza Berlusconi ben sapevano di votare un uomo accusato in più di una occasione di aver fatto le classiche "carte false" per tutelare gli interessi delle sue aziende, il quale ha preferito rischiare di sottostare ai ricatti della Lega piuttosto che consentire che nella propria coalizione trovassero spazio forze politiche a lui leali, ma che avevano nei valori il loro punto di riferimento.
Del resto analoga scelta è stata fatta da Veltroni, a dimostrazione che i due maggiori leaders politici italiani erano entrambi convinti che al Paese interessano in questo momento cose più concrete dell’esito del processo Mills: è amaro constatarlo per chi ha fatto dell’onestà il cardine della propria carriera, ma chi potrebbe negare che, se Berlusconi proponesse una tassa finalizzata a corrompere qualche principe arabo per ottenere una fornitura di petrolio che riportasse il prezzo della benzina vicino ad un euro al litro, milioni di Italiani scenderebbero in piazza non per denunciare l’immoralità della proposta, ma per affrettarsi a pagare la propria parte ed andare a fare il pieno?
Basterebbe soffermarsi ad ascoltare i discorsi negli autobus, nelle metropolitane o nei mercati per rendersi conto che molte persone plaudono all’immunità per le quattro più alte cariche dello stato (il cosiddetto "lodo Alfano") non perché lo ritengano giusto o morale, ma in quanto sperano che così, liberandosi dai propri problemi personali, il Silvio nazionale si dedichi all’economia ed alle tasche delle famiglie che, ormai, arrivano si e no al 20 del mese.
Basta confrontare i comunicati stampa con i testi reali delle norme proposte dal Consiglio dei Ministri ed all’esame del Parlamento per rendersi conto che in tema di giustizia si annuncia una cosa e se ne realizza una diversa.
Ad esempio, il Ministro Alfano aveva annunciato la propria volontà di ridurre a trenta giorni il periodo di ferie giudiziarie, come in altre nazioni europee, e di farlo immediatamente, con il recente decreto legge con il quale sono state eliminate alcune storture fatte dal Governo Prodi, quali il divieto per i professionisti di incasso di parcelle in contanti.
Tra il momento dell’annuncio e la pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale è successo qualcosa che ha fatto sparire una norma che può anche essere giusta, ma non può essere approvata per decreto in prossimità delle ferie (e, quindi, della scadenza dei relativi termini) senza provocare inutili sollevazioni.
E, allora, cosa è rimasto del "blocca processi" dopo l’approvazione del "lodo Alfano" in favore delle alte cariche dello stato: una amnistia strisciante, tecnicamente necessaria dopo l’indulto approvato dal Governo Prodi, ma che nessuno a destra come a sinistra ha il coraggio di annunciare davanti alle telecamere televisive in un momento in cui il popolo chiede sicurezza e vorrebbe solo processi sommari nei confronti di quei micro criminali con i quali deve combattere quotidianamente.
Per le intercettazioni è un’altra storia, non perché sia corretto l’uso che di tale strumento fanno i PM, ma perché, se le limitassero sul serio, si toglierebbe al popolo la possibilità di leggere tanta spazzatura sui giornali.
Ma il Grande Fratello fa audience…

Romolo Reboa







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