La non notizia
Date: Tuesday, August 12 @ 11:41:04 CEST
Topic: Editoriali


Le elezioni al Consiglio dell'Ordine di Roma

Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma non è Palazzo Chigi, dove lungo i corridoi stazionano i giornalisti pronti a raccogliere ogni indiscrezione: né, con la sua collocazione presso la Cassazione, è al centro del Foro, dove si formano i capannelli di avvocati a scambiare quattro parole tra un’udienza e l’altra.
Così le notizie filtrano quasi per caso e le vicende interne del Consiglio rimangono appannaggio di pochi intimi, anche perché sul sito internet non vengono pubblicati in tempo reale i verbali delle sedute consiliari: una cena, una telefonata, un incontro casuale può far nascere il gossip, ma quando la notizia di per sé non c’è è veramente difficile che scatti quel tam tam che trasforma il pettegolezzo in verità.
In questo caso la notizia c’è, ma è quella che giornalisticamente potremmo quasi definire una non notizia, visto che la sua portata mediatica è apparentemente scarsa.
Parliamone, allora, di questa non notizia, della quale vi è solo una piccola traccia nel sito del Consiglio dell’Ordine, ove, tra le News, il 28 Giugno 2007 ne è apparsa una dal titolo Presidente Cassiani: “una scelta sofferta”. Cliccando, si apre una lettera dell’avv. Alessandro Cassiani al Ministero della Giustizia ed al Consiglio Nazionale Forense.
Si scopre così che il Consiglio dell’Ordine di Roma aveva designato all’unanimità il proprio Presidente quale rappresentante del Distretto al Consiglio Nazionale Forense, in sostituzione dell’avv. Carlo Martuccelli, del quale era scaduto il mandato.
Non è nota la data di tale designazione, atteso che nella lettera si legge che, alla stessa, aveva fatto seguito in data 18.06.2007 la proclamazione del Presidente Cassiani da parte della Commissione nominata ai sensi dell’art. 11 del Dll. 23/11/94 n. 382.
Il Presidente, dopo aver esposto la propria soddisfazione per l’elezione, dichiara di rinunciare all’elezione per ragioni contingenti che riguardano tra l’altro la necessità di portare avanti iniziative e programmi ben lontani dall’essere realizzati fatti che lo consigliano di rinunciare al miraggio di un approdo prestigioso quale è certamente il Consiglio Nazionale Forense.
La non notizia potrebbe finire qui, con un Consiglio unanime che designa il proprio Presidente ad una carica prestigiosa e quest’ultimo che, dopo qualche tentennamento, decide di restare insieme alla sua squadra, in una sorta di attaccamento ai colori sociali.
Quasi una storia da libro Cuore, peccato però che, se così fosse, i consiglieri unanimi designatori avrebbero affisso negli uffici giudiziari un manifesto, ringraziando il Presidente per la propria scelta e la propria abnegazione.
Allora, passando da un esempio letterario ad un altro, non è Edmondo De Amicis che ha narrato questa vicenda, ma Carlo Emilio Gadda, cui potremmo modificare così il titolo della sua opera più nota: Quer pasticciaccio brutto de piazza Cavour .
Il commissario Francesco Ingravallo, meglio conosciuto come «don Ciccio» “sosteneva, fra l’altro, che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo. Ma il termine giuridico “le causali, la causale” gli sfuggiva preferentemente di bocca: quasi contro sua voglia .
Il garbuglio non è semplice e proveremo a tentare di dipanarlo anche alla luce di un’altra notizia: visto che la Commissione sopra menzionata ha ritenuto che la conseguenza della rinuncia all’elezione da parte dell’avv. Cassiani farebbe subentrare nella carica il presidente dell’Ordine di Rieti, avv. sen. Antonio Belloni, qualcuno ha Roma contesta tale decisione e pensa di far proporre al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma ricorso al TAR del Lazio.
Ciò perché la decisione di Cassiani ha lasciato, come si suol dire, l’avvocatura romana cornuta e mazziata, facendole perdere il seggio al CNF.
Incominciamo con delle certezze mentali: la prima è che l’avv. Carlo Martuccelli avrebbe gradito la riconferma, avendo ben operato. E ciò lo diciamo con la stessa certezza del fatto che egli, da quel gran signore che è, smentirà sempre questa affermazione.
La seconda è che non è ragionevole ritenere che quattordici persone abbiano votato l’avv. Cassiani senza che nessuno gli abbia manifestato in precedenza la sua intenzione e ne abbia ricevuto almeno una informale disponibilità ad accettare la carica.
La terza è che, in un Consiglio nel quale vi sono da sempre rivalità e personalismi, un simile unanimismo si poteva raggiungere solo perché tutti hanno studiato il latino e conoscono il brocardo promuoveatur ut amoveatur.
Poi vi sono i gossip, cioè che qualcuno avrebbe pensato che, così, avrebbe terminato la propria carriera da consigliere quale presidente e che qualcun altro, stanco di tante battaglie forensi, avrebbe ben volentieri accettato tale carica piuttosto che ributtarsi tra qualche mese nell’agone elettorale.
Fatto sta che l’avv. Cassiani ancora una volta ha spiazzato tutti: lo fece quando divenne presidente dopo essere stato eletto nella lista capitanata dal supervotato avv. Bucci, lo ha fatto quando non ha accettato l’alternanza alla presidenza con l’avv. Condello e lo ha fatto questa volta, smentendo tutti coloro che tre anni e mezzo fa avevano pensato di scegliere una sorta di Re travicello . Ciò che è successo non sarà, però, indolore e questo è il tipico silenzio che precede la tempesta di polemiche che esploderà in occasione della competizione del prossimo gennaio per il rinnovo delle cariche al Consiglio.
Godiamoci, per il momento, il mare tranquillo delle vacanze estive.

Romolo Reboa





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