Liberi professionisti. Dal rilancio dell'economia, ai ruoli e alle opportunità di chi vive e produce servizi.
E’Accolgo volentieri
l’invito del
Direttore Reboa
di sintetizzare gli esiti del
Convegno organizzato il
01/12/08 dal FORUM
DELLE PROFESSIONI,
insieme al Cives sul tema:
“I liberi professionisti per
il rilancio dell’economia
ruoli e opportunità”.
Presenti numerosi professionisti,
il Sen. A. Augello
e l’On. F. Guidi; hanno tenuto
le relazioni introduttive
l’Avv. A. Pace e l’Ach.
A. Olivo e sono intervenuti:
l’Avv. A.
Conte, il Dr. G.
Longobardi, l’Arch.
A. Schiattarella, la
Dott.ssa M. Zaccaria;
Segretario e
Presidenti dei rispettivi
Ordini territoriali.
Tutti i Relatori e interventori
hanno
sottolineato non solo
la criticità del
momento, non solo
con analisi penetranti,
ma soprattutto
con proposte per
il superamento della
crisi.
Il Segretario dell’Ordine
forense di
Roma ha rilevato
che con 28.000
iscritti l’Unione negli
Ordini distrettuali
rappresenta il
15% dell’Avvocatura
italiana e costituisce
dunque uno
spaccato sociologico,
un laboratorio di
studi sull’esercizio
della professione e
sul suo evolversi.
Sulla base di una penetrante
analisi dei dati statistici
l’Avv. Conte ha evidenziato
che l’Avvocatura e le
professioni in generale,
che si erano solidamente
affermate come forza trainante
del ceto medio; oggi
si vedono spaccate in due
fasce; l’una assolutamente
minoritaria, che può essere
inserita a pieno titolo nello
borghesia e l’altra che tende
a disperdersi, ove già
non lo sia, nella cosiddetta
società liquida.
I professionisti hanno delle
difficoltà a mantenere
sufficienti standard qualitativi
e più i giovani a raggiungerli.
Il mantenere uno studio efficiente
con gli strumenti
cognitivi ed organizzativi
necessari è ormai impossibile
a livello individuale è
difficile con quelle che si
chiamano società di mezzi.
Tutto questo non può non
avere riflessi nelle attese
pensionistiche del ceto
professionale.
A conclusione dell’intervento
ha
avanzato proposte
operative, che vanno
da investimenti
nella formazione
che coinvolgano
non solo gli Ordini,
ma anche l’Università
e gli Enti territoriali,
alla necessità
di sviluppare
culture associative
nell’esercizio della
professione con
particolare riguardo
all’interprofessionalità.
Rivendicando infine
un vero e proprio
statuto del
professionista.
Il Pres. Schiattarella
ha evidenziato
l’attuale deficit di
democrazia nella
struttura del sistema
ordinistico e
confermato i dati
economici della
crisi; tuttavia ha
sottolineato come
occorra favorire un
ricambio generazionale
ed accettare la sfida
internazionale, in particolare
sul piano della qualità.
Insomma il rischio vero
non è quello di essere invasi
dagli idraulici polacchi,
ma dagli
ingegneri
indiani.
Il Pres. Longobardi
ha insistito
sulla formazione
e sulla necessità
di definire con
chiarezza i rapporti
tra Ordini e Associazioni.
La Pres. Zaccaria invece
ha lamentato
come la mancanza di
riserva produca un abbassamento
del livello
di qualità nell’offerta
del servizio di assistenza
psicologica.
Nelle relazioni iniziali
l’Avv. Pace ha rivendicato
il ruolo sociale delle
professioni che costituiscono
il 3% della forza lavoro,
e l’Arch. Olivo ha
sottolineato la carenza
normativa sulle società
professionali e la complessità
del sistema che
regola l’offerta professionale.
Un’analisi dunque che ha
fatto emergere una serie di
imput positivi: investimenti
nella formazione coinvolgendo
in questo non solo gli Ordini di cui spetta
anche la vigilanza deontologica
ma anche l’università
e gli enti territoriale
dal momento che i costi (i
vari sistemi fai da te non
sembrano
né efficaci e
né corretti) spesso inattingibili
per il singolo, lo sono
anche per gli Ordini
specie quelli che per consistenza
numerica vedono
moltiplicate in ragione
geometrica i costi di organizzazione.
L’acquisizione di una cultura
associativa con la partecipazione
non solo a società di mezzi, ma
anche a società
professionali anche
di capitali
facciano raggiungere
una
“massa critica”;
fermi il
c o n t r o l l o
deontologico
e l’esclusione
di soci di
puro capitale.
Sviluppo
dell’interprofessionalità,
cui
la pluralità
di
modelli
societari,
ben
si attaglia,
per
porsi nei confronti della
domanda di servizi con più
forte capacità contrattuale.
Sganciarsi dal mito della
giurisdizione e rimodulare
l’esercizio della professione
come prestazione di
servizi giuridici sul proprio
territorio, con sviluppo
quindi di tutti i sistemi
alternativi; quali mediazione,
conciliazione, la difesa
civica ecc.
Pretendere infine che si risolva
finalmente lo iato
sordo che è sotteso alla
formazione sulle professioni.
Se infatti non si può
negare che si sia ampliata
negli ultimi anni la presenza
nell’attività professionale
di elementi tipici dell’impresa,
tuttavia almeno
per le professioni ordinistiche,
non può non riconoscersi
un “tertium genus”
facendone discendere delle
norme organizzative, civilistiche
e fiscali, une vero e
proprio statuto del professionista.
A conclusione del Convegno
non è mancato l’intervento
della politica.
Al Sen. Augello ed all’On.
Guidi cui va dato principale
atto di aver ascoltato
con attenzione e di aver
poi indicato; nel dinamismo
dell’elite, nel network
delle grandi capitali, nelle
politiche della qualità, nella
capacità dei professionisti
di presentare alla politica
proposte concrete, la via
per uscire dalla crisi, recuperando
lo storico ruolo
sociale delle professioni.
Roberto Zazza
Avvocato del Foro di Roma, Presidente del Forum delle Professioni