Difficile dire se gli
uffici giudiziari
di Roma siano i
più problematici d’Italia,
perché molti altri si trovano
continuamente nell’occhio
del ciclone:
quelli di Milano, Napoli,
Palermo, etc. Sicuramente
gli uffici romani hanno
un altissimo tasso di
magistrati coinvolti, loro
malgrado, in indagini di
vario
tipo. Uno di coloro che
hanno provato in prima
persona il peso di un’inchiesta
è il dottor Briasco,
ormai ex presidente
della Sezione Fallimentare
del Tribunale di Roma.
Difficile dire se gli
uffici giudiziari
di Roma siano i
più problematici d’Italia,
perché molti altri si trovano
continuamente nell’occhio
del ciclone:
quelli di Milano, Napoli,
Palermo, etc. Sicuramente
gli uffici romani hanno
un altissimo tasso di
magistrati coinvolti, loro
malgrado, in indagini di
vario
tipo. Uno di coloro che
hanno provato in prima
persona il peso di un’inchiesta
è il dottor Briasco,
ormai ex presidente
della Sezione Fallimentare
del Tribunale di Roma.
D) Le sono stati rivolti
addebiti e contestazioni
che, dalle notizie di
stampa, non risultano
chiaramente comprensibili.
Può darci notizie
più precise e esporci il
suo punto di vista?
R) Le contestazioni originano
da un’inchiesta mirata
esplicitamente alla mia
persona e condotta con
metodi che, già censurati
dal TAR e dal Consiglio
di Stato, non potranno non
essere valutati con estrema
attenzione dal Consiglio
Superiore della Magistratura.
Esse concernono, da un
lato, la mia gestione della
Sezione, dall’altro i miei
rapporti con l’avvocato
De Martini. Le incolpazioni
relative alla gestione
della Sezione, già definite
“ridicole” dal Presidente
della Corte d’Appello, allorché,
per dovere d’ufficio,
me ne diede comunicazione,
sono state tutte
da me contestate, in punto
di fatto e di interpretazione
delle condotte censurate,
in modo che ritengo inconfutabile.
Quanto ai miei rapporti
con De Martini, è assolutamente
vero che gli ho
conferito incarichi legali,
anche dopo avergli affidato
mio figlio Matteo: a lui
come a non meno di quaranta
altri avvocati che,
come lui, si erano guadagnati
la mia fiducia di giudice
delegato.
Ma è anche vero che il
rapporto tra mio figlio e
De Martini era stato da
me reso noto al Consiglio
Superiore della Magistratura
già nel dicembre
1999, e che con lettera del
23/11/2001, spedita due
mesi prima che mio figlio
si iscrivesse all’Ordine di
Tivoli (Matteo risiede ed
abita a Morlupo), diretta
al Consiglio Superiore
della Magistratura e per
conoscenza al Presidente
Scotti e al Presidente della
Corte d’Appello, ribadivo
l’esistenza del rapporto
non tacendo che De Martini
era anche fallimentarista.
Rimettevo al Consiglio
Superiore della Magistratura
la valutazione di
tale situazione ai fini di
mia eventuale incompatibilità.
Se il CSM, nei dieci
mesi intercorsi fra la mia
lettera e l’inizio dell’inchiesta
avesse provveduto,
quale che fosse la sua decisione,
l’umiliazione dell’inchiesta
e dei clamori
conseguenti mi sarebbe
stata evitata.
A Scotti avevo già prospettato
la situazione nel
settembre 2001, ricevendone
incoraggiamento a
restare al mio posto.
Il rapporto fra Matteo e
De Martini era noto in Sezione.
Nulla fu mai fatto
da parte mia, né da parte
di De Martini, per occultarlo
(altri, per quel che
sento, operano in modo
diverso).
Tanto premesso, io mi sono
sempre sentito assolutamente
terzo rispetto a
De Martini, con il quale
non ho mai intrattenuto
rapporti se non d’ufficio
(siamo stati commensali
solo al pranzo di nozze di
mio figlio). Non ho dunque
ravvisato impedimenti
a che lo utilizzassi come
legale di miei fallimenti:
non diversamente da tanti
altri avvocati nei quali
avevo fiducia.
D) Il presidente Scotti ha
ripetutamente dichiarato
che il suo interim come
presidente della sezione
è finalizzato a rendere
più trasparente la gestione
dei fallimenti. Quali
criteri ha seguito, a questo
riguardo, durante la
sua presidenza?
R) Scotti mi trasmise nel
settembre 2003 una serie
di (modeste) proposte innovative
da discutere in
Sezione, come poi avvenne,
con esito solo parzialmente
favorevole alle sue
proposte. La nota ufficiale
era accompagnata da
un’affettuosa lettera personale,
nella quale Scotti
si dissociava dalla persecuzione
inflitta a me ed
alla Sezione. Del resto già
nel marzo 2002 mi aveva
scritto una lettera di altissimo
elogio per gli straordinari
risultati raggiunti
dalla Sezione sotto la mia
guida, con drastica riduzione
di tutte le pendenze,
nonostante le perduranti
gravissime carenze di
strutture e personale.
Ciò premesso, l’estrema
difficoltà di gestione degli
incarichi di curatela, con
strumenti meramente cartacei
ed in presenza di oltre
2.000 professionisti
aspiranti, formò oggetto,
già nel 2000, di una mia
amplissima nota a Scotti,
descrittiva della situazione
e propositiva: alla quale
non ci fu mai risposta. In
quella ed in numerose altre
occasioni ho chiesto
invano a Scotti di venire
in Sezione per rendersi
personalmente conto dei
nostri problemi.
Nel maggio 1997 mi era
stata formalmente assicurata
l’informatizzazione
del sistema di nomine.
Non se ne è fatto nulla.
Il mio quotidiano sforzo,
in tale condizione, è stato
quello di assicurare al
massimo l’equidistribuzione
delle nomine, evitando
reiterazione di nomine a
brevi scadenze. Siffatte
reiterazioni, se ci furono,
non sono certamente uscite
dai Collegi da me presieduti.
Andrà sottolineato
che le
nomine dei
curatori sono
pubbliche e
che tutte le altre
nomine da
parte del Giudice
Delegato,
nonché i relativi
compensi,
constano da
registri di cancelleria
che
vengono periodicamente
sottoposti all’esame
del
Capo dell’Ufficio.
D) La stampa
ha più
volte pubblicato
la notizia
che suo
figlio Matteo
lavora nello
studio dell’avvocato De
Martini e che questi sarebbe
stato favorito nell’attribuzione
di incarichi.
Qual’è la sua posizione
al riguardo?
De Martini, lungi dal giovarsi
della presenza nel
suo studio di Matteo, ne
ha subito grave danno: di
ciò io mi porto e sempre
mi porterò il rimorso.
Egli era ed è collocato
nell’elenco dei professionisti
più stimati ed accreditati:
e ciò da ben prima
che io assumessi la responsabilità
della Sezione.
Ebbene, dal 1997 non ha
ricevuto alcuna nomina in
procedure di grande rilievo
economico. Inoltre, per
quanto mi risulta, anche le
nomine a legale si sono
fortemente contratte. Il
nesso fra tale contrazione
di incarichi e la presenza
nel suo studio di Matteo,
nota, lo ripeto, in tutta la
Sezione, a mio giudizio è
evidente. Spero che la tendenza
si inverta, ora che
me ne sono andato.
Una conferma di quello
che ho affermato si ricava
dalla relazione ispettiva.
L’ineffabile Dr. Schiavon,
nello sforzo di individuare
malgoverno degli incarichi,
ha segnalato una trentina di
professionisti che si sarebbero
giovati di favoritismi.
Se avesse potuto inserirvi
De Martini, certamente lo
avrebbe fatto. Ma non ha
potuto!