Briasco si difende: accuse ingiustificate
Date: Monday, December 27 @ 16:25:03 CET
Topic: Interviste


Difficile dire se gli uffici giudiziari di Roma siano i più problematici d’Italia, perché molti altri si trovano continuamente nell’occhio del ciclone: quelli di Milano, Napoli, Palermo, etc. Sicuramente gli uffici romani hanno un altissimo tasso di magistrati coinvolti, loro malgrado, in indagini di vario tipo. Uno di coloro che hanno provato in prima persona il peso di un’inchiesta è il dottor Briasco, ormai ex presidente della Sezione Fallimentare del Tribunale di Roma.



Difficile dire se gli uffici giudiziari di Roma siano i più problematici d’Italia, perché molti altri si trovano continuamente nell’occhio del ciclone: quelli di Milano, Napoli, Palermo, etc. Sicuramente gli uffici romani hanno un altissimo tasso di magistrati coinvolti, loro malgrado, in indagini di vario tipo. Uno di coloro che hanno provato in prima persona il peso di un’inchiesta è il dottor Briasco, ormai ex presidente della Sezione Fallimentare del Tribunale di Roma.
D) Le sono stati rivolti addebiti e contestazioni che, dalle notizie di stampa, non risultano chiaramente comprensibili. Può darci notizie più precise e esporci il suo punto di vista?
R) Le contestazioni originano da un’inchiesta mirata esplicitamente alla mia persona e condotta con metodi che, già censurati dal TAR e dal Consiglio di Stato, non potranno non essere valutati con estrema attenzione dal Consiglio Superiore della Magistratura.
Esse concernono, da un lato, la mia gestione della Sezione, dall’altro i miei rapporti con l’avvocato De Martini. Le incolpazioni relative alla gestione della Sezione, già definite “ridicole” dal Presidente della Corte d’Appello, allorché, per dovere d’ufficio, me ne diede comunicazione, sono state tutte da me contestate, in punto di fatto e di interpretazione delle condotte censurate, in modo che ritengo inconfutabile.
Quanto ai miei rapporti con De Martini, è assolutamente vero che gli ho conferito incarichi legali, anche dopo avergli affidato mio figlio Matteo: a lui come a non meno di quaranta altri avvocati che, come lui, si erano guadagnati la mia fiducia di giudice delegato.
Ma è anche vero che il rapporto tra mio figlio e De Martini era stato da me reso noto al Consiglio Superiore della Magistratura già nel dicembre 1999, e che con lettera del 23/11/2001, spedita due mesi prima che mio figlio si iscrivesse all’Ordine di Tivoli (Matteo risiede ed abita a Morlupo), diretta al Consiglio Superiore della Magistratura e per conoscenza al Presidente Scotti e al Presidente della Corte d’Appello, ribadivo l’esistenza del rapporto non tacendo che De Martini era anche fallimentarista.
Rimettevo al Consiglio Superiore della Magistratura la valutazione di tale situazione ai fini di mia eventuale incompatibilità.
Se il CSM, nei dieci mesi intercorsi fra la mia lettera e l’inizio dell’inchiesta avesse provveduto, quale che fosse la sua decisione, l’umiliazione dell’inchiesta e dei clamori conseguenti mi sarebbe stata evitata.
A Scotti avevo già prospettato la situazione nel settembre 2001, ricevendone incoraggiamento a restare al mio posto.
Il rapporto fra Matteo e De Martini era noto in Sezione.
Nulla fu mai fatto da parte mia, né da parte di De Martini, per occultarlo (altri, per quel che sento, operano in modo diverso).
Tanto premesso, io mi sono sempre sentito assolutamente terzo rispetto a De Martini, con il quale non ho mai intrattenuto rapporti se non d’ufficio (siamo stati commensali solo al pranzo di nozze di mio figlio). Non ho dunque ravvisato impedimenti a che lo utilizzassi come legale di miei fallimenti: non diversamente da tanti altri avvocati nei quali avevo fiducia.
D) Il presidente Scotti ha ripetutamente dichiarato che il suo interim come presidente della sezione è finalizzato a rendere più trasparente la gestione dei fallimenti. Quali criteri ha seguito, a questo riguardo, durante la sua presidenza?
R) Scotti mi trasmise nel settembre 2003 una serie di (modeste) proposte innovative da discutere in Sezione, come poi avvenne, con esito solo parzialmente favorevole alle sue proposte. La nota ufficiale era accompagnata da un’affettuosa lettera personale, nella quale Scotti si dissociava dalla persecuzione inflitta a me ed alla Sezione. Del resto già nel marzo 2002 mi aveva scritto una lettera di altissimo elogio per gli straordinari risultati raggiunti dalla Sezione sotto la mia guida, con drastica riduzione di tutte le pendenze, nonostante le perduranti gravissime carenze di strutture e personale.
Ciò premesso, l’estrema difficoltà di gestione degli incarichi di curatela, con strumenti meramente cartacei ed in presenza di oltre 2.000 professionisti aspiranti, formò oggetto, già nel 2000, di una mia amplissima nota a Scotti, descrittiva della situazione e propositiva: alla quale non ci fu mai risposta. In quella ed in numerose altre occasioni ho chiesto invano a Scotti di venire in Sezione per rendersi personalmente conto dei nostri problemi.
Nel maggio 1997 mi era stata formalmente assicurata l’informatizzazione del sistema di nomine.
Non se ne è fatto nulla.
Il mio quotidiano sforzo, in tale condizione, è stato quello di assicurare al massimo l’equidistribuzione delle nomine, evitando reiterazione di nomine a brevi scadenze. Siffatte reiterazioni, se ci furono, non sono certamente uscite dai Collegi da me presieduti.
Andrà sottolineato che le nomine dei curatori sono pubbliche e che tutte le altre nomine da parte del Giudice Delegato, nonché i relativi compensi, constano da registri di cancelleria che vengono periodicamente sottoposti all’esame del Capo dell’Ufficio.
D) La stampa ha più volte pubblicato la notizia che suo figlio Matteo lavora nello studio dell’avvocato De Martini e che questi sarebbe stato favorito nell’attribuzione di incarichi.
Qual’è la sua posizione al riguardo?

De Martini, lungi dal giovarsi della presenza nel suo studio di Matteo, ne ha subito grave danno: di ciò io mi porto e sempre mi porterò il rimorso.
Egli era ed è collocato nell’elenco dei professionisti più stimati ed accreditati: e ciò da ben prima che io assumessi la responsabilità della Sezione.
Ebbene, dal 1997 non ha ricevuto alcuna nomina in procedure di grande rilievo economico. Inoltre, per quanto mi risulta, anche le nomine a legale si sono fortemente contratte. Il nesso fra tale contrazione di incarichi e la presenza nel suo studio di Matteo, nota, lo ripeto, in tutta la Sezione, a mio giudizio è evidente. Spero che la tendenza si inverta, ora che me ne sono andato.
Una conferma di quello che ho affermato si ricava dalla relazione ispettiva.
L’ineffabile Dr. Schiavon, nello sforzo di individuare malgoverno degli incarichi, ha segnalato una trentina di professionisti che si sarebbero giovati di favoritismi.
Se avesse potuto inserirvi De Martini, certamente lo avrebbe fatto. Ma non ha potuto!







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