E' scontro aperto con la Camera Penale. Intanto si inaugura l'anno giudiziario
Non è servita neanche
l'inaugurazione dell'anno
giudiziario per
stabilire una tregua e trovare una
transazione con i cancellieri e i
funzionari amministrativi che
continuano lo sciopero bianco
presso il Tribunale di Roma. La
Camera Penale non si è risparmiata
in questa battaglia per difendere
dai disagi che ne stanno
derivando, avvocati e cittadini.
Nei prossimi giorni i sindacati
uniti hanno annunciato una manifestazione
che si terrà fuori Montecitorio.
Intanto continua l'applicazione
rigida, da parte dei dipendenti,
dei codici di procedura
penale e civile che prevede solo
alle parti processuali di visionare
gli atti medesimi e che, in questi
giorni, sta generando interminabili
file agli sportelli di tribunali e
procure. Ed è proprio su questo
punto che la Camera Penale di
Roma ha ribadito che i principi
invocati a sostegno della protesta
, tutela della privacy e i limiti di
accesso ai dati sensibili trattati
dagli uffici giudiziari romani, sono
radicalmente errati. Ora il
problema non è tanto stabilire
chi abbia ragione, quanto risolvere
al più presto la controversia.
Pena la paralisi e l'aggravamento
di uno stato di emergenza della
macchina giudiziaria già sin
troppo evidente. Il Governo è alle
prese con l'ennesima riforma
della giustizia, ma nel frattempo
la situazione peggiora. I'processi-
lumaca' e le loro conseguenze
continuano a fare dell'Italia la
maglia nera della giustizia europea.
Questa l'indicazione giunta
da Strasburgo in occasione dell'apertura
dell'anno giudiziario
della Corte europea per i diritti
umani. A fornire il quadro della
situazione, dati alla mano, e' stato
lo stesso presidente della Corte,
Jean-Paul Costa, il quale ha ricordato
che ''per l'Italia il numero
della cause pendenti e' di 4.200
contro le 2.500 della Germania e
le 1.289 della Gran Bretagna. Sto
paragonando Paesi con un numero
di abitanti simile, circa 60 milioni''
ha osservato Costa. 'Il motivo
principale di questa differenza,
e non è una sorpresa - ha poi
aggiunto - è che nel caso dell'Italia
c'e' un alto numero di ricorsi
che riguardano la lunghezza dei
processi, in particolare in ambito
civile, ma non solo''. ''Qualche
anno fa - ha ricordato Costa -
quando fu introdotta la legge
Pinto'' che dal 2001 prevede l'indennizzo
di coloro che sono state
vittime di 'processi-lumaca'
''fummo fiduciosi'' sulla possibilita'
che la situazione si potesse
sanare. Ma negli ultimi anni la
Corte ha ricevuto un numero crescente
di ricorsi legati proprio all'applicazione
della legge Pinto.
''In genere i ricorrenti si rivolgono
a questa Corte - ha detto ancora
Costa - perche' gli indennizzi
dati dai giudici italiani sono piu'
bassi di quelli che darebbe Strasburgo
oppure perche' vengono
dati in ritardo''. Ancora nel 2008
la lentezza dei processi e' stata la
causa di 51 delle 82 condanne inflitte
dalla Corte all'Italia. E sull'insieme
delle 4.200 cause pendenti
ben 2.600 riguardano i 'processi-
lumaca'. Tra le violazioni
commesse dall'Italia anche quelle
del diritto al rispetto della proprietà
privata, (otto condanne),
della vita privata e familiare (tredici
condanne) e dell'articolo 3 della Convenzione europea dei
diritti dell'uomo che riguarda la
proibizione di trattamenti inumani
e degradanti. Evidentemente
manca un impianto ed un sistema
di regole che tutti reclamano, ma
che poi diventa difficile realizzare
nel momento in cui ciò significa
dover scendere a compromessi
e quindi dover eventualmente
fare rinunce: avvocati, magistrati,
funzionari compresi. E il cittadino
ormai lo ha capito sin troppo bene.
Maria Serra