La class action tradita
In un periodo in cui di politica,
e quindi delle leggi
che vegnono approvate in
Parlamento, si parla davvero
poco, è facile che non ci si accorga
di strani e dubbi rinvii,
e, avendo fatto affidamento
sull’entrata in vigore di una
legge, ci si ritrovi che questa è
stata ancora una volta posticipata.
Il provvedimento in
questione, tanto atteso dai
consumatori quanto proficuo
per la concorrenza, è l’art.
140 bis del Codice del Consumo
(cosiddetta class action), e
consentirebbe di unire i consumatori
per in un’unica azione
così da renderla effettivamente
esercitabile. Infatti
spesso il consumatore danneggiato
rinuncia alla via legale,
e quindi a far valere i
suoi diritti, per il grande squilibrio
costi-benefici, e le imprese
sono quindi portare a
mettere meno cura nei servizi
e nei prodotti offerti. Inoltre
con un’unica azione collettiva,
si eviterebbero le tante
cause di chi, caparbiamente,
decide di farli valere affollando
però i nostri tribunali. Nello
specifico, la nuova normativa
permetterà di agire in
giudizio tanto ai singoli consumatori
quanto a comitati o
associazioni. Di difficile interpretazione
è però la norma,
invisa ai consumatori,
che prima dichiara programmaticamente
di tutelare i diritti
individuali omogenei per
poi precisare, al comma successivo,
che l’azione tutela
invece solo diritti identici. La
differenza è rilevante se per
identico intendiamo che il
danneggiato, oltre a dover
chiedere risarcimento per uno
stesso fatto, dovrà ad esempio
valutare il danno di ammontare
esattamente uguale
agli altri che vogliano far valere
con lui l’azione. Eventualmente
accolta la domanda
di risarcimento collettivo,
non sarà più presentabile attraverso
l’azione collettiva la
medesima richiesta per lo
stesso fatto, ma chi non vi
avesse aderito sarà libero di
agire singolarmente. Se ne
deduce che chi si aggiungerà
ad un’azione già in corso sarà
fortemente condizionato dalla
difesa di chi inizialmente
l’abbia intentata. Pare essere
uno scherzo e sembrerebbe a
dirlo che al Legislatore si sia
sostituito un gran burlone,
che rimanda per ben tre volte
l’entrata in vigore adducendo
il bisogno di maggior tempo
per “ritocchi” normativi (dopo
una vacatio di più di un anno?),
quando invece sembra
che si sia adoprato per rendere
questa innovazione tanto
attesa di fatto inservibile.
Massimo Reboa