Formazione permamente
Date: Friday, July 31 @ 17:51:45 CEST
Topic: Articolo


La spinosa questione dell'obbligo di formazione permanente

Sul n. 4/2009 di questo mensile è stato ospitato il contributo di una collega avente ad oggetto la spinosa questione dell’obbligo di formazione permanente. L’articolo, che tenta di fare il punto della situazione, oramai ad oltre un anno dall’approvazione del famigerato regolamento da parte del C.N.F., si apre con due domande (“come abbiamo fatto sino ad ora ad andare avanti senza l’ausilio della formazione professionale costante, imposta per legge”; “ma io, finora, quanti crediti formativi avrò accumulato?”), si snoda lungo un percorso argomentativo connesso allo “stress da prenotazione” e da partecipazione agli eventi formativi organizzati dall’Ordine, e si conclude con la proposta di far pagare una minima quota agli iscritti all’Albo in modo da poter prendere in gestione una “location” adatta a garantire l’effettività della formazione.
Chi avrà letto qualcosa sul tema della formazione obbligatoria continua saprà qual è, da sempre, la posizione di chi scrive (una diffusa relazione la si trova sul sito www.professioneavvocato. it nella sezione “Approfondimenti”). Posizione critica verso un regolamento che – contrariamente a quanto ritenuto dalla collega autrice dell’articolo sopra menzionato – non è affatto “imposto per legge” (ma lo sarà presto, purtroppo, quando cioè il Parlamento varerà il testo del nuovo ordinamento forense, il cui art. 10 reca proprio l’obbligo di formazione permanente), non tiene conto dei numeri degli iscritti nei vari Ordini territoriali, ed è infine scritto con animo penalizzante per i colleghi.
E dunque non si sta qui a difenderlo (tant’è che, nella sua autonomia, l’attuale COA di Roma ha di fatto regolamentato la materia, grazie alle tre incisive modifiche che si sono apportate alla già vigente “disciplina romana”, in modo tale da garantire un indubbio favor agli iscritti, con gli esoneri, le limitazioni e quant’altro). Critiche alle modalità di svolgimento degli eventi formativi organizzati dal C o n s i g l i o dell’Ordine se ne possono fare a bizzeffe e, ovviamente, saranno certamente costruttive (il problema della conoscenza del numero dei crediti maturati lo si sta affrontando mettendo a punto un apposito software gestionale; manca, invero, una diffusa e costante programmazione di eventi sulla materia deontologica, che è appannaggio esclusivo del Consiglio; ecc.). Tuttavia le affermazioni contenute nell’articolo in questione non tengono conto di una cosa. Quando il regolamento del C.N.F. fu emanato (luglio 2007), subito seguìto dal “regolamentino” romano (novembre 2007), proliferavano centinaia di corsi privati a pagamento, di soggetti (anche purtroppo autorevoli esponenti del mondo forense, che con le loro “associazioni” spesso perseguono interessi esclusivamente personali) che si fregavano le mani, fiutando il business della formazione a compenso. Ebbene, grazie ad un impegno indicibile dell’attuale Consiglio (salvo di qualche suo componente che lo diserta), il plafond degli eventi formativi è sterminato; sulla home page del sito web dell’Ordine non si riescono a collocare le locandine dei corsi della settimana per il loro eccessivo numero; negli Uffici giudiziari i manifesti illustrativi delle occasioni formative inondano ovunque le pareti. L’offerta formativa è oggi talmente ampia e variegata che nessun iscritto, se vuole, rischia di non potersi tenere aggiornato. I docenti sono il più delle volte colleghi espertissimi della materia (non professori universitari, sovente lontani dalla pratica forense, non magistrati, che sfruttano talvolta l’occasione per mettersi in evidenza). Partirà, dopo l’estate, l’e-learning. Abbiamo, in questo modo, prima tramortito ed ora definitivamente sconfitto coloro che con la formazione professionale avrebbero voluto far soldi. Il che è francamente già una vittoria enorme.
Quanto alla impossibilità di entrare nelle Aule. Sta accadendo, purtroppo, il fenomeno esattamente opposto (proprio a cagione della innumerevole serie di eventi organizzati). I colleghi si prenotano, e poi non partecipano. Molte, troppe, sono le sedie vuote, a Piazza Cavour ed a Via Valadier, che stando alle prenotazioni effettuate si sarebbero dovute occupare! E tale comportamento è francamente disdicevole, oltre che deontologicamente scorretto (chi prenota impedisce ad altri di farlo, se i posti sono ovviamente limitati). Si conoscono personalmente molti colleghi che prima supplicano di indire un determinato evento formativo, ottengono l’iscrizione (con un sistema che potrà anche essere perfezionato ma che certo non lascia spazio a favoritismi di sorta) e poi non vi partecipano!
E allora sul tema della formazione ci vuole serietà: da parte di chi la pretende, da parte di chi la deve impartire, da parte di chi crede di doverla “subire”. Sta di fatto che l’idea di prendere in affitto il salone di un albergo (a Roma sarebbe comunque insufficiente, atteso che ci vorrebbe almeno lo Stadio Flaminio….), per giunta facendo pagare un apposito contributo economico ai colleghi (per quanto minimo), troverà sempre in chi scrive un oppositore tenace ed indomito.
Paradossalmente, anzi, se il Consiglio continuerà con questo ritmo ad indire eventi formativi in numero così elevato, dovrà praticarsi la soluzione opposta: quella, cioè, di offrire un premio (una sorta di gettone di presenza) a quei colleghi che abbiano deciso, dopo la prenotazione obbligatoria, di prendervi parte invece di disertarlo.

Rodolfo Murra
Consigliere dell'Ordine degli Avvocati di Roma





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