Carcere e buoi dei paesi tuoi!
Scontare la pena: questo
sarebbe l’aspirazione
di tanta gente
che, avendo ammesso il
crimine, vuole essere riabilitata
alla società. Ma se
parliamo di un immigrato,
non sarebbe giusto per lui
poterla scontare nel suo
paese, vicino alla sua famiglia
e ai suoi cari? A che
pro rimarrebbe in Italia
uno straniero che, una volta
scarcerato, dovrebbe anche
essere espulso? Tanti
immigrati sono venuti in
Italia in cerca di fortuna,
non l’hanno trovata e quindi
hanno cambiato mestiere,
dandosi alla criminalità
(e diminuendo la fortuna
di qualcun altro!). Certamente
preferirebbero il calore
del loro paese a uno
che gli è comunque estraneo,
e certamente noi preferiremmo
mandare detenuti
all’estero, vista la situazione
unanimemente riconosciuta
dei nostri carceri.
Si stima infatti che in Italia
siano detenuti all’incirca
18000 stranieri, molti per
reati minori. Allo stesso
modo sono 2778 gli italiani
incarcerati all’estero e
dimenticati da tutti, tranne
che dalle loro famiglie,
pronte a dissanguarsi e a
fare debiti per dare aiuto ai
loro cari. Si pensi che nell’assistenza
di questi connazionali
la Farnesina impiega
solo 26 persone, che
al contempo si devono occupare
anche di sottrazioni
di minori, cooperazione
giudiziaria internazionale,
ricerca delle persone
scomparse, assistenza e
rimpatri sanitari.
In realtà c’è anche una
“Convenzione sul trasferimento
delle persone condannate”,
adottata a Strasburgo
dal Consiglio d’Europa
e recepita anche da
molti paesi extraeuropei,
tra cui gli Stati Uniti. Ma
perché, con il principio di
reciprocità e su richiesta
del condannato (a garanzia
dei suoi diritti umani), un
italiano non può essere punito
in Italia e un egiziano,
ad esempio, in Egitto?
Massimo Reboa