Posta elettronica certificata: facciamo chiarezza!
PEC si? PEC no? Che
fare? Ebbene, facciamo
chiarezza.
Ormai lo sappiamo tutti:
PEC significa posta elettronica
certificata, cioè
uno strumento che si è
conquistato la ribalta grazie
ad una norma introdotta
dal legislatore con quella
decretazione d’urgenza
che, nello spirito dell’art.
77 comma 2 della nostra
Costituzione, sarebbe
stata destinata ad assolvere
più impellenti funzioni.
La PEC permette di attribuire
ad un messaggio di
posta elettronica lo stesso
valore di una tradizionale
lettera raccomandata con
ricevuta di ritorno, con il
beneficio aggiuntivo della
certificazione sia del contenuto
del messaggio che
della provenienza della comunicazione
(e conseguentemente
–ma in termini
fortemente attenuati- la
presumibile identità del
mittente).
Sorprende sapere che la
PEC costituisce un prodotto
nazionale di eccellenza,
dal momento che si fonda
su di uno standard esclusivamente
italiano.
Allora, se questa è la PEC,
perché mai dovremmo
usarla?
Forse solo perché l’art.16
comma 7 del decreto legge
29 novembre 2008 n. 185
(convertito in legge 28 gennaio
2009 n. 2) ha di fatto
imposto di dotersene entro
il 2 novembre venturo?
Sicuramente no.
Le motivazioni per fruire
della PEC sono assai più
significative.
La PEC è uno strumento
pratico ed efficiente, più
“moderno” (e più ecologico)
della carta, suscettibile
di “certificare” la spedizione
dei nostri messaggi che
percorrono, a velocità vertiginosa,
le “autostrade telematiche”
del mondo digitale.
Un secondo motivo
di cui tenere conto è costituito
dal fatto che la PEC è
comunque uno strumento
comodo e flessibile, nel
senso che il suo impiego
non ci obbliga a cambiare
il modus operandi che già
attualmente utilizziamo.
Altri motivi? Certamente
ve ne sono e sarebbe davvero
noioso indagarli tutti.
Appare invece più utile
esprimere una considerazione:
a chi giova la PEC?
Ebbene, la PEC giova certamente
agli “addetti ai lavori”,
cioè ai fornitori dei servizio
ed a tutto l'indotto di
internet (providers, produttori
connettività, hardware,
software, siti web, ecc.), sia
per l'effetto trainante derivante
dall'obbligo per tutte
le aziende ed i professionisti
di dotarsi dello strumento,
sia per la maggiore sensibilità
alle nuove tecnologie
generate dall’utilizzo
dello strumento.
Giova anche agli operatori del contesto produttivo
(aziende e professionisti)
che ne guadagnano in termini
di efficienza, risparmio
di oneri economici (il
costo annuale della PEC è
ampiamente inferiore alla
spedizione di 5 lettere raccomandate)
e di tempi di
spedizione (pochi istanti
per la PEC a fronte di settimane
per attendere il ritorno
di un normale avviso
di ricevimento).
Giova inoltre anche alla
pubblica amministrazione,
per risparmiare e velocizzare
pratiche e per conservare
ordinatamente ogni
documento mediante una
più organizzata archiviazione
digitale.
Giova quindi anche ai cittadini,
sia per il risparmio
generato sulla spesa pubblica,
sia per la migliore
interazione con aziende,
banche e pubblica amministrazione
in genere.
Ma allora, se giova a tutti
(o quasi), perché molti la
boicottano?
Può davvero essere la
mancanza di adeguata
informazione o forse il
motivo e che già sentiamo
la nostalgia di quando il
postino bussava sempre
due volte?
Alessandro Graziani
Avvocato del Foro di Roma