I perchè delle privatizzazione
Date: Thursday, November 26 @ 17:48:57 CET
Topic: Articolo


Ufficiali giudiziari: da dipendenti statali a liberi professionisti

Negli ultimi anni la categoria degli ufficiali giudiziari è nell’occhio del ciclone, per le note vicissitudini (perdita di prestigio, funzioni, competenze, mancata qualificazione e grandi moli di lavoro da assolvere) che hanno colpito tale figura, pur indispensabile per il nostro sistema giudiziario, al tal punto che da più parti si chiede e auspica lo status di libero professionista dell’Ufficiale giudiziario. Tesi, da sempre condivisa e sostenuta da chi scrive, che potrebbe concretizzarsi quale opportunità per il sistema giustizia italiano. Migliori risultati possono essere conseguiti infatti proprio in virtù dello status di libero professionista, che permetterebbe all’Ufficiale Giudiziario di organizzare liberamente, e nel miglior modo possibile, il proprio lavoro, procurandosi personalmente i mezzi e le strutture necessarie al conseguimento del risultato richiestogli. D’altronde, quella della trasformazione di tale figura con tanto di albo professionale è una strada già percorsa dai cugini transalpini, dove l'ufficiale giudiziario (Huissier de Justice), e ve ne sono 3.300, è un libero professionista di tutto riguardo efficiente ed efficace, che oltre a dare lavoro, “solleva” i magistrati da numerose incombenze oltre ché “alleggerire” il carico di spese dello Stato. Privatizzare questa figura nel nostro Paese, come ha ben sottolineato il Sen. Filippo Berselli, presidente della commissione giustizia del Senato, in una proposta trasfusa in un disegno di legge depositato recentemente a Palazzo Madama, rappresenta un vero toccasana per ridurre l’ “eccesso di giurisdizionalizzazione della giustizia italiana”. Infatti, la conseguente eliminazione dagli organici dello stato, da cui ad oggi dipendono i 4.850 ufficiali giudiziari, che andrebbero a costituire un'autonoma professione, con tanto di albo nazionale, farebbe risparmiare stipendi e affitto di locali creando, nel contempo una figura libero-professionale che emette fatture ed assume dipendenti: in questo modo da un costo per lo Stato, si trasforma in un'opportunità e in maggiori entrate ed efficienza. Inoltre, si potrebbero attribuire agli stessi funzioni nuove, perché, accanto alle tradizionali attività di supporto al funzionamento della magistratura (per esempio le notifiche degli atti giudiziari), agli ufficiali potrebbero essere delegate anche competenze che ora sono proprie del giudice. Penso alle espropriazioni mobiliari e immobiliari, alla vendita e all'assegnazione dei beni di un fallimento, alla redazione del progetto e alla vendita dei corpi di un reato, l'amministrazione di beni sequestrati, di aziende e di immobili pignorati. Oltre al fatto che tale privatizzazione offrirebbe a migliaia di giovani laureati in giurisprudenza una giusta collocazione e una più efficace riorganizzazione dell'amministrazione della giustizia, con la soppressione, per esempio, degli uffici per le notificazioni, esecuzioni e protesti. Certo, tra le principali preoccupazioni vi è il problema del rischio dell’innalzamento dei “costi di servizio” dell’ U.G.. a carico dell’utente finale. Da parte di autorevoli esponenti del mondo giudiziario si evince come il basso costo dell’attuale servizio giudiziario corrisponda ad una scarsa qualità del servizio stesso reso agli utenti. L’ipotetico “rischio” dell’innalzamento dei costi sarebbe perciò controbilanciato da un aumento considerevole sul piano della qualità del servizio dell’ U.G., riportando quindi in attivo il rapporto costi/benefici. E’ ferma convinzione di chi scrive l’importanza di una simile riforma, necessaria per il sistema giudiziario italiano, per un suo slancio e per la definitiva partenza di un processo d’innovazione del sistema.

Vincenzo Morelli






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