Il ruolo del mediatore nel sistema giustizia
Ci siamo! Lo avevamo
detto da tempo.
L’ennesima riforma
sulla giustizia civile è
pronta. Di che si tratta? Ma
dell’introduzione di un sistema
che tende ad evitare
che le controversie divengano
cause o che le cause
giungano alla fase decisoria
(quella più problematica,
evidentemente). Come?
Ma con l’introduzione del
Mediatore; elementare,
Watson!
Questa figura, sotto il vigile
controllo del Ministero
della Giustizia, dovrà porre
rimedio alle annose disfunzioni
della giustizia civile.
Non con il rafforzamento
dell’organico dei
Magistrati, non con l’aumento
dell’organico delle
Cancellerie, non con
l’informatizzazione del vetusto
sistema di richiesta
copie e iscrizioni a ruolo,
non con il controllo reale
sula produttività. Tutto
funzionerà solo con il MEDIATORE.
Egli dovrà
“imporre” una soluzione
transattiva, prima della
causa o durante la stessa,
che indurrà le parti a rinunciare
alla lite o a porvi fine.
Ops..abbiamo usato il termine
“imporre”. Ma non è
stato un errore concettuale!
Se il provvedimento legislativo,
come pare, è votato
a rendere punitivo il rifiuto
della mediazione attraverso
la condanna alle spese della
parte rifiutante non può
essere che questo il termine
da usare. Si pensi ad una
vertenza tra una banca o un
gruppo assicurativo e un
cittadino. Sono in pari condizioni?
Certo, hanno entrambi
un avvocato. Ma chi
è economicamente più debole
in caso di condanna
alle spese? Chi può permettersi
il lusso di andare
sino in fondo? Il cittadino
potrebbe essere indotto ad
accettare il vecchio detto
“pochi, maledetti e subito”
evitando il rischio di pagare
il proprio difensore e
quello di controparte allorchè
una “mediazione”
preannuncia una sentenza
sfavorevole. Il Ministro
Angelino Alfano che prima
di esserlo è stato dottore di
ricerca in diritto dell’impresa
e avvocato penalista,
queste cose non le sa? Non
si rende conto di una dicotomia
pericolosa tra le parti
che il provvedimento potrebbe
solo aumentare? E
l’effetto induttivo sui giudici?
Forse non sappiamo
che sono realmente oberati
da miriade di processi?
Forse non sono consapevoli
dei ritardi di anni delle
loro sentenze? Forse
non sanno delle procedure
in forte aumento per il risarcimento
dell’eccessiva
durata dei processi? Potranno
essere esenti dalla
tentazione di utilizzare le
mediazioni per fondarvi le
loro decisioni? Si consideri
poi che il reale effetto
deflattivo della normativa
lo si otterrebbe proprio con
il moltiplicarsi
delle condanne
alle spese. Tale
intento è peraltro
palese nel
provvedimento.
Il vigile controllo
del Ministero
della Giustizia.
E’ una
bella frase, in effetti. Ma
non è lo stesso Ministero
al quale ci siamo da anni
rivolti al fine di tentare di
risolvere le incresciose
questioni delle “false” file
agli uffici del Giudice di
Pace di Roma per la richiesta
delle copie sentenze o
per effettuare le iscrizioni
a ruolo? Cosa abbiamo ottenuto?
L’utilizzo imperante
e imperativo delle
agenzie specializzate che,
nel frattempo, sono sorte
come funghi. Quale organico
ha il Ministero da dedicare
a tale vigilanza? E
le attività dei mediatori chi
le remunererà? Noi avvocati,
quelli con la vera passione,
abbiamo sempre lasciato
che l’ottimismo prevalesse.
Abbiamo creduto
nel diritto, nell’affermazione
della giustizia attraverso
il costituzionale diritto
di difesa. Dobbiamo
ricrederci?
Infine una domanda pratica.
Vi risulta che ove è stato
reso obbligatorio il tentativo
di conciliazione ( rito
del lavoro, cause contro
imprese telefoniche) abbia
realmente funzionato?
Ma il provvedimento è alle
porte. Ai posteri………
Avv. Settimio Catalisano
*VICE PRESIDENTE U.N.A.R.C.A
COMPONENTE DIRETTIVO
A.GI.FOR.