Magistrati, vulnerate il sistema democratico?
Forse si, forse no. Più si
che no? Opporsi ad una
ispezione ministeriale è
un segno di totale debolezza ed
invita a pensar male. Se non ho
nulla da temere e la situazione
creatasi è stata dipinta dalla
stampa di parte poco chiara
non apro un fascicolo per respingere
l’ispezione, ma la
chiedo con molta urgenza, affinché
si possa verificare il mio
operato corretto e limpido.
In Italia dove è in pericolo la
democrazia, la libertà di informazione,
dove il principio di
legalità è sotto i piedi, il Comitato
di Presidenza del CSM
ha“indagato” sull’ispezione disposta
a Trani dal Ministro Alfano.
Una indagine sulla indagine,
o meglio una indagine su
una ispezione. Poi ci sarà un
giudizio sulla legittimità della
indagine sulla ispezione e siamo
a 4. Si potrebbe ancora investire
la Corte di Giustizia europea
ed anche chiamare ad
esprimersi l’ONU.
Attaccamento al lavoro, disagio
nell’esercizio della funzione
giurisdizionale, scudo alla
delegittimazione, difesa della
Costituzione, apertura di fascicoli
contro il Governo, invito al
senso di responsabilità, massima
produttività nel lavoro,
queste le parole d’ordine della
Magistratura, spesso urlate a
microfoni aperti dai vertici
della ANM.
Ma allora chi deve essere chiamato
a rispondere di 10 milioni
di processi pendenti, delle
attese siderali, 12/17 anni?
Siamo sicuri che i P.M. indagano
senza riguardi per alcuno?
Con la connivenza di una parte
della stampa e della TV, si è
generata la figura falsa di un
magistrato onnipotente, onnisciente,
incorruttibile e sovrano,
imparziale, soggetto solo
alla legge. Guasti irreversibili,
sentenze a go go, iniziative pericolose,
interpretazioni giurisprudenziali
avventuristiche,
rappresentano il quotidiano
esercizio della giustizia.
Da oltre 30 anni, con monotona
ingenuità, o alla vigilia di
una elezione o in altra significativa
occasione politica, dopo
anni di gestazione istruttoria,
l’opinione pubblica viene investita
dell’ennesimo scandalo
giudiziario che farà irrimediabilmente
arretrare il Paese.
Basta il sospiro di una critica,
di una osservazione non celebrativa,
che prontamente si solleva
la corporazione dei magistrati
in difesa della intera categoria,
oltre ad una serie di settori
e personaggi interessati a
difendere i santuari intoccabili
della magistratura, sottratti a
qualsiasi indagine, ispezione o
analisi oggettiva.
“Rispetto per le decisioni dei
magistrati”, “ i magistrati applicano
la legge ed agiscono
secondo le regole”. Una buona
parte esercitano la funzione
giudiziaria con arroganza, con
punte di megalomania, terrorizzando
i difensori, forti del
potere di decidere; impartiscono
lezioni, calpestando la reputazione
e l’onore degli altri
operatori del diritto. Non tutti
sono eccellenti, saggi, colti,
equilibrati, preparati; forse non
sono molti coloro che hanno
radicato il senso della Giustizia,
che sono portatori sani della
cultura della tolleranza, della
inadeguatezza degli strumenti
di accertamento della verità. I
magistrati si giudicano da soli:
controllori e controllati sono
sempre magistrati. I magistrati
non sono immuni da responsabilità,
che come in tutte le categorie
esistono aspetti e situazioni
poco nobili e che se l’amministrazione
della giustizia è
al fallimento forse qualche responsabilità
debba essere
ascritta anche ai Magistrati. I
Ministri della Giustizia della
Repubblica Italiana sono stati
quasi tutti ostaggio dei magistrati,
se il Ministro Alfano non
vuole soggiacere a questa regola
i cittadini di qualsiasi opinione
politica non possono che apprezzarlo
ed incoraggiarlo.
Bravo Ministro Alfano.
Pesano come un macigno 10
milioni di processi pendenti, 20
milioni di cittadini in attesa di
una risposta ma nessuno risponde,
le responsabilità sono
sempre altrove, i giudizi dei
Magistrati sono auto celebrativi,
la sentenza che emettono su
se stessi è di ASSOLUZIONE.
La lunga stagione di “supplenza”
giudiziaria, nata già dal
lontano 1960/70, non tarda a finire
e rischia di rivelarsi controproducente
per la stessa funzione
di giustizia. L’assunzione
da parte dell’ordine giudiziario,
di funzioni suppletive, per vuoti
ed inefficienze di altri poteri
dello Stato, comporta suggestioni
e tentazioni di gestire un
potere reale, non giurisdizionale
ed in larga misura improprio
alla giurisdizione.
Una coazione a ripetere nel segno
dell’infallibilità, dell’indipendenza,
della totale abnegazione
al proprio dovere, nel rispetto
della consegna del silenzio
sulle vicende passate e recenti
del mondo della Magistratura.
Una lunga catena di
errori, sentenze sorprendenti,
giudizi imbarazzanti.
L’imputato principe, il vettore
negativo della malagiustizia è
per definizione il politico, giova
ricordare che ogni rappresentante di categoria, ogni
gruppo, movimento, singolo
individuo che ha visibilità può,
attraverso i mezzi di comunicazione
di massa, parlare ed
influenzare l’opinione pubblica
e, declinante automatismo,
fare politica, svolgere il ruolo
di opinion maker e conseguentemente
rendersi responsabile
del pessimo funzionamento
dei settori in cui è articolata
una società.
Le variabili del sistema Giustizia
sono molteplici: Parlamento,
Ministro della Giustizia
(ben 14 dal 1990 ad oggi),
Corte Costituzionale, Magistratura,
CSM, ANM (Associazione
nazionale Magistrati).
Occorre cambiare approccio,
mettere in discussione le basi
di un sistema che non funziona
e difficilmente può essere corretto
con interventi di dettaglio.
La Giustizia va analizzata
come fenomeno sociale ed affrontata
con gli stessi strumenti
delle scienze sociali.
Va posta la domanda: perché i
Magistrati con la Costituzione
in mano, escono dall’aula dove
si celebra l’inaugurazione dell’anno
giudiziario, fanno sentire
la loro vibrante protesta, solo
in poche, politicamente utili,
circostanze?
L’Ordinamento Giudiziario risale
al 1941; è stato riformato,
male a detta dei Magistrati, dopo
oltre 60 anni. Il codice penale,
codice Rocco fascista,
non è stato mai completamente
riformato. Il codice di procedura
penale, vecchio ormai di 22
anni, presenta aspetti e contraddizioni,
a detta di tutti, imbarazzanti.
Perché i Magistrati, che legittimamente
partecipano alle
piazze di questo o quel partito
movimento, non scendo in
piazza, con la Costituzione in
mano per dare luce alla notte
della Giustizia?
Si discetta sui “principi”, “sulle
regole” della azione giudiziaria,
si stigmatizzano comportamenti
difensivi, si esalta il
rigore del Pubblico Ministero,
il trionfo del Giustizia così come
viene ufficiata, la conclamata
irreprensibilità dei suoi
esecutori. I magistrati legittimamente
si candidano alle elezioni
per il Parlamento, ma appena
eletti si dimenticano dei
problemi della Giustizia.
Al pubblico, al cittadino consumatore-
utente non interessano i
santuari intoccabili della Magistratura,
le interne vicende della
istituzione giudiziaria, la
passione delle correnti, le scalate
per gli incarichi. Il Paese
vorrebbe vedere i padroni della
Giustizia tutti i giorni in prima
linea per organizzare una amministrazione
della giustizia efficace,
efficiente, giusta.
In Francia la prescrizione dei
reati non viene mai applicata
perché i magistrati concludono
i processi prima del tempo della
prescrizione. Tre gradi di giudizio
in 8 mesi.
I magistrati, invece di discettare
sulla separazione delle carriere,
sulla abolizione della carriera
automatica, sulla delegittimazione
della Magistratura, dovrebbero
impegnarsi a rimuovere
il volto opaco della Giustizia,
a ristabilire la fiducia dei
cittadini in una Giustizia sfigurata,
polverizzata, azzerata da
decenni di fallimenti, di inutili
convegni, dibattiti, relazioni,
documenti, programmi.
A dare una risposta seria, civile,
efficiente e certamente democratica
a 20 milioni di cittadini.
Carlo Priolo
* Avvocato del Foro di Roma