Il rapporto tra l'uomo e l'informatica
Divagazione sulle
strutture informatiche
del tribunale e
sui vantaggi che queste
possono dare come tessere
di quel mosaico che domani
dovrà essere un mondo
migliore.
Questa è l’utopia: rideterminare
l’uso delle tecniche
nel programma dell’era
dell’acquario.
Oggi non c’è luogo per l’utopia
se non nel pensiero vincente
ed è l’era del matrimonio
necessario tra una buona
scienza e le sue innovazioni
figlie di un’etica vincente.
Nei limiti del diritto applicato
in concreto nel Nuovo Ordine
Mondiale.
Platone nella “ Repubblica
“diceva che compito della filosofia
è quello di dare sapere,
altrimenti è inutile.
Oggi la filosofia per farlo
abbraccia la scienza.
Naturalmente mantenendo il
quadro che dà senso al percorso
dell’umanità.
L’informatica sta invadendo
i territori della giustizia perché
il processo possa recuperare,
nei tempi brevi del
virtuale, un risultato di certezza
utile alla economia dei
rapporti sociali.
L’iter e lo schema delle procedure,
alleggerite dalle sovrabbondanze
di antichi rituali
cartacei, è un territorio
nuovo sul quale dovrebbe
navigare la Giustizia.
In parallelo infatti, se fosse
riequilibrato il rapporto tra
queste semplificazioni
(l’hard) e gli operatori del
servizio (giudici, avvocati,
funzionari dipendenti dall’organismo
giustizia tutti),
gli utenti e i cittadini riconoscerebbero,
nello svolgimento
e nell’esaurimento
dei processi, la Polis.
Quella che l’opinione pubblica
vorrebbe nel vivere comune
rimotivato con buona
salute (sanità) anche della
cultura (scuola).
La società si incardina e vive
in queste tre funzioni: la legge,
la salute, la cultura.
Nell’induzione di queste
proposizioni vorremmo ricavare
la deduzione (la reductio
ad unum), impossibile sino
a quando la mole dei processi
sarà tale da ingorgare il
normale rapporto sociale
della società.
In definitiva sarà sempre in
evidenza, percepito come tale,
solo un rapporto di informazione
automatica (informatica:
quella che non riscalda
il cuore) per i cittadini
ostacolati nel vivere civile
nella città.
Quante tonnellate di carte
riemergono dal ritardo di riequilibrio
che si svolge, ad
esempio, a Roma, tra le parti
sociali?
Ricchi e poveri sono, su
fronti opposti ma omologati
dai media, nella frana delle
dinamiche economiche che
non torneranno umane se
non riequilibrando quella bilancia
che è ben figurata nelle
aule del tribunale. Così,
analizzato il problema,quello
della organizzazione e
funzionamento della Giustizia,
ed, a caduta, le connessioni
possibili per un riordino
della società, dobbiamo
prendere atto della necessità
della totale rielaborazione
del quadro.
Questo è innestato nelle accelerazioni
dei tempi virtuali
che sconfessano gli equilibri
culturali e antropologici della
Polis. L’uomo è condizione
condizionato dei cambiamenti
che vive nella società
ed allora deve rimodellare le
priorità di intervento risalendo
alle radici del problema
che è l’uomo sociale. Questo
è “elementare” direbbe
Sherlock Holmes a Watson.
Allora nuovi paradigmi devono
regolare il progresso
delle civiltà secondo i tempi
e i luoghi dell’oggi in cui
ogni innovazione deve vivere
nella filosofia del sapere.
La reductio ad unum degli
statuti delle religioni, delle
costituzioni degli stati, può
essere, pur nelle articolazioni
diverse come è legge di
vita, nella rifondazione di
quel principio ineludibile del
diritto di ogni cittadino del
mondo, nel pianeta globale
dell’oggi, di avere concreta
giustizia nella sapienza di
una nuova cultura. Oltre la
violenza degli antagonismi
che ha come traguardo solo
Hiroscima.
Piccoli passi di corrispondenza
appaiono all’orizzonte
nella attuazione di principi
e leggi dove può, nello
specifico, essere fattuale la
difesa dei più deboli, i menodotati,
i malati, i vecchi ed
anche la speranza non ci deve
lasciare se vediamo tornare
al sole 33 minatori persi
a settecento metri di
profondità.
Giovanni Lombardi
Avvocato del Foro di Roma - www.viapanisperna.com