Alessandro Cassiani,
neo presidente
del Consiglio dell’Ordine
degli Avvocati
di Roma, è stato lungamente
e suo malgrado
nell’occhio del ciclone,
almeno considerando come
«ciclone» l’ambiente
dell’avvocatura romana
ostile alla sua recente nomina,
eppure ha sempre
mantenuto un basso profilo,
o per meglio dire un
profilo istituzionale, senza
alimentare né sollevare
pretestuose discussioni.
Alessandro Cassiani,
neo presidente
del Consiglio dell’Ordine
degli Avvocati
di Roma, è stato lungamente
e suo malgrado
nell’occhio del ciclone,
almeno considerando come
«ciclone» l’ambiente
dell’avvocatura romana
ostile alla sua recente nomina,
eppure ha sempre
mantenuto un basso profilo,
o per meglio dire un
profilo istituzionale, senza
alimentare né sollevare
pretestuose discussioni.
Ora è intervenuto sulle
pagine di InGiustizia,
quasi per chiudere definitivamente
«il discorso» e
guardare al futuro, attento più a parlare di cosa è già
stato fatto (e non è poco)
dall’inizio del suo mandato
che delle tante voci
di corridoio che negli ultimi
tempi lo hanno riguardato.
Non risultano novità di
rilievo circa la ricostruzione
delle varie fasi che, alla sua nomina, hanno
suscitato tanto scalpore,
se non quella secondo la
quale della possibilità di
eleggere un Presidente di
«garanzia», volendo usare
la terminologia politica,
era stato informato
anche il presidente uscente
Federico Bucci, guida
indiscussa dela crociata
anti-Cassiani, «al quale è
stata prospettata la possibilità
di un’eventuale elezione
al Consiglio Nazionale
Forense».
Il retroscena non porterà
alcun elemento decisivo
nella ricostruzione della
vicenda, ma probabilmente
solleverà qualche riflessione, nemmeno tanto
sottile, tra numerosi
avvocati romani.
In ogni caso, il consiglio
guarda già, anzi ha già
cominciato a guardare al
futuro e le elezioni sono
ormai acqua passata per
un ordine, il più grande
d’Italia, che con uno spirito innovativo si sta già
preparando alle prossime
incombenze e opportunità
professionali: dall’adeguamento
alla normativa
per il trattamento dei dati
personali al processo telematico.
D) Presidente, l’operazione
che ha portato alla
sua nomina ha causato numerossime polemiche,
forse tra le più
aspre degli ultimi anni,
nell’avvocatura capitolina.
Come replica alle
tante voci corse nelle ultime
settimane?
R) La mia nomina a Presidente
non è il frutto di una «operazione» o tantomeno
di una «congiura».
E’ invece il risultato di
una libera scelta democraticamente
e legittimamente
adottata dall’unico
organismo legittimato e
cioè dal Consiglio dell’Ordine:
i consiglieri,
appartenenti a varie componenti,
si sono infatti
accordati come era loro
diritto per eleggere un nuovo Presidente che
desse maggiori garanzie
per la stabilità e la serenità
del Consiglio. Ciò
hanno fatto dopo aver valutato
l’esito delle elezioni
che, contrariamente ad
ogni previsione, hanno
visto rafforzata la lista
Condello con conseguente
pericolo di insuperabili
contrasti all’interno del
Consiglio. Di quanto sopra
è stato preventivamente
informato il Presidente
uscente al quale è
stata prospettata la possibilità
di un’eventuale elezione
al Consiglio Nazionale
Forense.
D) Qual è il suo commento
sulle dimissioni per protesta di alcuni
consiglieri?
R) Le dimissioni dei
Consiglieri costituiscono
una scelta che reputo negativa,
antidemocratica e
contraria a tutta la storia
del Consiglio dell’Ordine.
A tale proposito, voglio
ricordare che in occasione
della prima adunanza
ho scongiurato i dimissionari
perché desistessero
ricordando loro
che in democrazia la volontà
della maggioranza è
sacrosanta ed inoltre che
mai nessun consigliere
aveva protestato con le
dimissioni per la mancata
elezione a Presidente.
Neanche quando, come è
accaduto a me, era stato eletto con votazione molto
superiore a quella del
nuovo Presidente!
D) Recentemente è circolata
negli uffici giudiziari
una lettera senza
firma ma con il suo nome
dattilografato in calce,
da alcuni ritenuta
dai toni minacciosi perché
in essa si promette di «stroncare sul nascere,
anche sotto il profilo
disciplinare» «ogni maldestro
tentativo che nell’ombra
cercherà di intralciare
il legittimo lavoro
del Consiglio». E’
effettivamente lei l’autore
di questa missiva?
R) Leggo con disappunto
il brano della lettera che
recherebbe il mio nome
in calce. Ne respingo la
paternità ed il contenuto
che non appartiene al mio
stile e al mio modo di affrontare
la polemica.
Chi mi conosce sa che
non userei mai la
minaccia del procedimento
disciplinare per affermare
le mie ragioni.
Chi non mi conosce, può leggere gli articoli che ho
pubblicato nel Foro Romano
News ed un’intervista
che ho rilasciato al
Messaggero. Detti scritti
sono caratterizzati da
un’assoluta mancanza di
spirito polemico e dalla
dichiarata volontà di rispondere
con i fatti agli
insulti ed ai patetici tentativi
di destabilizzare il
Consiglio.
D) Come pensa di ricucire
lo strappo interno
all’avvocatura romana
superando le note vicende
sorte in occasione
dell’ultima tornata elettorale
e indirizzando gli
avvocati romani verso
l’unità? E qual è il suo
programma operativo
per la sua presidenza e
quali saranno le sue prime
iniziative?
R) Le domande appaiono
superate da fatti che sono
a conoscenza di tutti e che dimostrano l’enorme
vitalità del Consiglio. Sono
sotto gli occhi di tutti,
tra l’altro: i convegni che
hanno riempito di colleghi
l’aula consiliare; i
corsi di aggiornamento
già iniziati oppure programmati;
la ripresa di
contatto con le istituzioni,
con gli altri Consigli del
distretto, con gli organismi
rappresentativi internazionali;
la visita al Ministro
Castelli, al quale è
stato consegnato un resoconto
dal quale risulta
che i risultati conseguiti
superano quelli relativi al
corrispondente periodo
del precedente biennio;
l’istituzione dell’Unione
dei Consigli degli Ordini
del Lazio; l’azzeramento
dell’arretrato disciplinare;
la liquidazione di migliaia
di parcelle; la costituzione
di commissioni
che approfonsiscono tematiche
relative a tutte le
discipline.